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Mnemosyne al centro della conferenza del Gruppo Archeologico del Pollino

Domenico Lo Polito: “è necessario restituire a Sibari il ruolo di guida, in quanto culla della nostra civiltà, e creare una rete mettendo insieme tutte le realtà del territorio”

Mnemosyne, dea del ricordo, dà il titolo alla conferenza a cura del Gruppo Archeologico del Pollino e SiMuCCà (Sistema Museale della Città di Castrovillari) tenutasi ieri nel Protoconvento Francescano ed inserita nel cartellone del Castrovillari Film Festival. Il primo a prendere la parola è stato il direttore del Museo Archeologico della nostra città, Claudio Zicari, che ha ringraziato tutti i partecipanti e ha sottolineato l’importanza dei siti presenti in zona, in particolar modo quella del parco di Sibari. Ha ribadito ciò il sindaco Domenico Lo Polito, affermando che “è necessario restituire a Sibari il ruolo di guida, in quanto culla della nostra civiltà, e creare una rete mettendo insieme tutte le realtà del territorio”. È stato poi proprio il direttore del Parco della Sibaritide, Filippo Demma, a ribadire la rilevanza del sito citando la collaborazione con l’Università della Basilicata; gli studenti frequentanti quest’ultima infatti svolgono il loro tirocinio all’interno degli scavi precedentemente menzionati. L’intervento del direttore si è poi sviluppato analizzando una serie di tombe ritrovate tra Calabria, Campania e Basilicata (una delle quali è possibile visitare all’interno del Parco da lui diretto), per arrivare poi a delle conclusioni grazie agli elementi comuni. Le tombe erano strutturate in modi molto diversi tra loro, poiché appartenute a persone di ceti sociali differenti; quelle di Favella della Corte, Metaponto e Hipponion (l’attuale Vibo Valentia) erano semplici buchi nel terreno coperti da cilindri di terracotta tagliati a metà, mentre quelle di Thurii (una colonia nei pressi di Sibari) e Cuma, in provincia di Napoli, erano molto più elaborate e vantavano di un corredo sfarzoso, poiché erano state costruite per persone divinizzate. Il particolare in comune che ha poi portato alla conclusione del discorso è stato la presenza in tutte le sepolture di una piccola lamina d’oro con delle incisioni.  Demma ha poi spiegato che “poiché imbevuti nella cultura cattolica, è per noi difficile comprendere il fatto che in ogni poleis ci fosse un particolare pensiero sulla religione”, ma grazie a questi ritrovamenti è stato possibile accertarsi che tutti i defunti appartenessero alla corrente orfica, ovvero una dottrina che credeva che la beatitudine eterna potesse essere raggiunta bevendo del fiume Mnemosyne nell’aldilà, per ricordare la propria vita terrena.

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