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IL CONFRONTO IN AULA

Decreto Corte dei Conti: maggioranza con l’esecutivo, minoranza contro la «supponenza» del Sindaco

Oltre tre ore di confronto hanno permesso di sottolineare le differenze di visioni politiche attorno alla vicenda. Ma sulla onestà dei politici coinvolti giudizio bipartisan

Su una cosa i consiglieri di maggioranza e minoranza sono concordi: i quattro amministratori interessati dal decreto sanzionatorio (per ora in forma non definitiva)  emesso dal giudice monocratico della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti Calabria sono persone oneste, che non hanno commesso ammanchi di natura penale nelle casse del comune di Castrovillari, e la cui morigeratezza e integrità è fuori di dubbio. Ma questo non basta per arrivare ad una «mozione di fiducia» promossa dal consigliere del Partito Democratico, Cristina Cosentino, per il sindaco Lo Polito, l’assessore Pasquale Pace e gli ex Giuseppe Russo (oggi consigliere) e Aldo Visciglia che «con coraggio» hanno intrapreso insieme a tutto il centro sinistra nel 2012 il piano di riequilibrio che ha «evitato lo scempio» finanziario per la città.

Nel corso del consiglio straordinario ed urgente – chiesto dal sindaco Lo Polito – dopo la fuga di notizie che ha riguardato il decreto ricevuto nel giugno scorso da 6 amministratori (oltre a quelli oggi chiamati a rispondere della «colpa grave» per la produzione del dissesto ci sono anche l’ex vice sindaco Francesca Dorato e l’assessore al bilancio Maria Silella, non interessate dalle pene sanzionatorie proposte dai giudici contabili) si sono avvicendate e rilanciate le posizioni politiche dei due schieramenti in una sorta di dejavu di quanto già vissuto al ricevimento delle prime osservazioni della Corte dei Conti sul bilancio 2010, quando si cristallizzò per il Comune di Castrovillari la situazione di «ente strutturalmente deficitario».

L’arbitro in campo

A distanza di quattordici anni nel mezzo della contesa per le responsabilità, oggettive o presunte, sul dissesto il consigliere Giuseppe Santagada, oggi presidente del consiglio in carica, è l’uomo che ha la posizione più “favorevole” rispetto alle due tesi politiche sciorinate in aula. Lui – il “mangia inchiostro” (per la sua dovizia di approfondimento rispetto ai documenti contabili in particolare modo) – è sempre stato all’opposizione e ha promosso critiche e duri interventi politici sulle gestioni economiche del centro destra e del centro sinistra. Oggi nel suo ruolo di arbitro in campo ha rimarcato al sindaco Lo Polito la «disdicevole» mancata comunicazione della notizia del decreto (anche in forma strettamente riservata) e la «colpa diffusa» sul mancato monitoraggio dello stato dei piani di riequilibrio prodotti per evitare il dissesto (poi sopraggiunto nel 2019) ma anche la «follia» della pronuncia degli organi di controllo a distanza di sei anni dall’inizio delle procedure per evitare il dissesto. Ma ha anche sottolineato la «gravissima» mancata restituzione delle «anticipazioni di tesoreria» che nel 2010 vennero evidenziate dalla Corte dei Conti. «Nasce tutto da lì» da quelle che Santagada ha definito le «enormi responsabilità di scelta e di gestione» prodotte all’epoca. Senza contare che la diffusione della notizia del decreto sanzionatorio di oggi prova «ricadute devastanti per la città» in termini di immagini.

Le due verità

Sostanzialmente però il consiglio ha manifestato apertamente le due visioni sulla vicenda della Corte dei Conti. Da una parte il sindaco Domenico Lo Polito e la sua maggioranza, fedelmente compatta attorno agli amministratori coinvolti, che hanno chiesto il «rispetto» per un procedimento e un giudizio «sereno» senza clamori mediatici (ragion per cui la notifica dell’atto dei giudici contabili è stata tenuta riservata per tutti questi mesi con l’assunzione di responsabilità su tale scelta del primo cittadino) ma anche convinti di poter produrre le contro deduzioni utili alla risoluzione della vicenda, incardinate in una mole imponente di documenti e atti amministrativi citati nella ampia relazione del sindaco che ha introdotto i lavori. Quegli stessi atti prodotti e firmati dagli uffici e approvati dalla Corte dei Conti che nel 2017 formalizzava che l’Ente offriva una ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato, salvo poi arrivare due anni dopo alla dichiarazione di dissesto. Nel mezzo anche il periodo di commissariamento del comune (dopo l’atto di sfiducia a Lo Polito) in cui le anticipazioni di cassa chieste per ricolmare i debiti free esistenti produssero l’impennata della spesa corrente che gravò sui piani di riequilibrio finanziario, e gli enormi sacrifici e scelte di tagli delle consulenze esterne, dell’ufficio legale interno (senza lo sperpero di risorse fuori bilancio messe in atto da altri amministratori), delle spese di rappresentanza per dimostrare che la linea del rigore voleva sanare i debiti trovati all’indomani del primo insediamento amministrativo del centro sinistra.

Sull’altra sponda del fiume ovviamente Giancarlo Lamensa di Fratelli d’Italia che ha invece riavvolto il nastro in maniera diametralmente opposta e mettendo un freno alla scelta del centro sinistra di «dire che la colpa sia di altri» manifestando una «supponenza persino nei confronti del giudice monocratico. Continuate – ha asserito il capogruppo meloniano – a considerarvi depositari della verità assoluta ma così non è». Il giudice ha valutato «il comportamento grave che ha arrecato danni alla collettività» per «interesse elottoralistico anteposto al bene della città». Nell’affondo del leader dell’opposizione di centro destra Lo Polito aveva 6 anni per ripianare circa 14 milioni di debiti e invece non avrebbe dato seguito al piano di riequilibrio elaborato scegliendo un «comportamento» che è stato «causa» del provvedimento ricevuto. Ed oggi «invece di chiedere scusa alla città» si continua in una «narrazione miserabile» che «tenta di scarica la responsabilità su persone che sono rimaste indenni da qualsiasi colpa». A fargli eco la compagna di banco Anna De Gaio (amministratore del passato in qualità di vice sindaco in carica) la quale ha rimarcato come il giudice sottolinea nel decreto «la mancata capacità di governo» e la «grave negligenza» di Sindaco e Giunta colpevoli di «saccente supponenza» anche nel decidere di nascondere alla città i contenuti della decisione della Corte dei Conti ponendo un «serio problema di democrazia politica».

Il gesto eroico diventato un boomerang

Nonostante non sia stata presente (per impossibilità lavorative fuori regione) e sia una delle due ex amministratrici “scampate” al decreto della Corte dei Conti anche Maria Silella, all’epoca dei fatti assessore al bilancio del comune di Castrovillari, ha voluto partecipare ai contributi del confronto con una lettera inviata al presidente del consiglio e letta in aula nella quale definisce la vicenda «assurda» per chi «ha lavorato a testa bassa per risanare» la «dificitarietà strutturale» già conclamata nel 2010 dalla Corte dei Conti. Quella di Lo Polito due anni dopo, a pochi mesi dall’insediamento alla carica di Sindaco, fu «una scelta ambiziosa» di una «responsabilità enorme», un «gesto eroico diventato un boomerang». Ma questo non scalfisce la volontà di continuare a «rimanere a testa alta» – ha aggiunto Francesca Dorato, già vice sindaco della consiliatura Lo Polito – convinti della «non colpevolezza rispetto all’operato» amministrativo.

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