Dopo il congresso nazionale di Rimini la Fillea Cgil calabrese torna sui territori per dare impulso alla sua attività di rappresentanza. A Civita, nel Pollino, si è svolta la prima assemblea generale. Il parlamentino della Fillea calabrese, riunitosi nell’aula consiliare della cittadina italo – albanese, nel corso dei suoi lavori, oltre a discutere delle problematiche che riguardano da vicino il comparto delle costruzioni, ha eletto il proprio presidente e ha approvato il bilancio di previsione 2023. I lavori dell’assemblea generale, che ha visto la partecipazione del segretario nazionale Maurizio Maurizi, si sono aperti con i saluti ai convenuti del sindaco di Civita, Alessandro Tocci, che, nel suo breve ma appassionato intervento, ha richiamato l’attenzione dei presenti sulle difficoltà che i sindaci quotidianamente sono chiamati ad affrontare per tentare di dare delle risposte alle esigenze degli amministrati e ha invitato il Sindacato a riprendersi il ruolo che gli spetta cioè quello di lottare sempre e comunque per la difesa dei diritti dei lavoratori e di tutti coloro che «non hanno voce».
Subito dopo i saluti del sindaco Tocci, l’assemblea generale della Fillea Calabria, su proposta del segretario generale, ha eletto, con voto unanime, come presidente Luigi Parise, così come all’unanimità è stato approvato il bilancio di previsione 2023 illustrato da Paola Amore, responsabile amministrazione Cgil Calabria. Il segretario generale della Fillea Cgil, Simone Celebre (nella foto), nella sua relazione introduttiva, ha analizzato le problematiche che interessano il comparto delle costruzioni, focalizzando la sua attenzione sulle ultime norme varate dal governo Meloni per quanto attiene i bonus edili e le modifiche del codice degli Appalti. «Le norme messe in campo in questo periodo che riguardano il mondo delle costruzioni (Superbonus e codice degli appalti) a noi non piacciono e non ci vanno bene. Lo abbiamo detto chiaramente sabato scorso nelle cinque manifestazioni nazionali e lo ribadiamo qui a Civita, sono norme che vanno contro il lavoro, la sicurezza, contro l’ambiente. Sul codice degli appalti – ha continuato il segretario Celebre – diciamo al governo delle Destre che le norme messe in campo sul ritorno del subappalto a cascata, sugli affidamenti diretti sono cose che vanno contro la legalità, che vanno contro la sicurezza che vanno, soprattutto, contro i diritti dei lavoratori per quanto riguarda l’applicazione dei contratti collettivi».
Sulla relazione del segretario Celebre si è sviluppato un franco ed elevato dibattito che ha visto intervenire gran parte dei presenti. Le conclusioni sono state tratte dal segretario nazionale Maurizio Maurizi, il quale ha stigmatizzato le varie scelte effettuate dal governo Meloni a iniziare dai primi provvedimenti la reintroduzione dei voucher e lo stop al reddito di cittadinanza per finire ai recenti provvedimenti assunti in tema di bonus edili e di appalti. «Il codice degli appalti – ha sostenuto il segretario nazionale – non fa altro che precarizzare e parcellizzare ulteriormente i luoghi di lavoro. E’ evidente che siamo in un momento particolare del Paese, siamo in momento particolare del mondo del lavoro e con i provvedimenti che questo governo sta facendo non fa altro che mettere in difficoltà – ha concluso Maurizio Maurizi – le classi sociali meni abbienti del Paese».