Quattro dei sei vini calabresi entrati in classifica sono i loro: due Cirò doc (il rosso Riserva Colli e il bianco Mare Chiaro 2022), un rosato (Pescanera 2022) e un altro bianco, il Pecorello 2022. Un nuovo importantissimo traguardo premia la cantina Ippolito 1845, che chiude l’edizione 2023 del Vinitaly con un bilancio estremamente positivo, tra grandi numeri e grandi successi. Accanto al premio più prestigioso della Fiera di Verona (il premio “Angelo Betti – Benemeriti della viticoltura”, conseguito in apertura di kermesse dal vicepresidente Paolo Ippolito), la più antica azienda vitivinicola calabrese riesce infatti a conquistare anche quattro posti nel “5StarWines”, entrando appunto con quattro etichette nella “Vinitaly International Wine Guide 2023”, l’autorevole guida da 565 vini del Vinitaly.
«Essere premiati con quattro vini da un concorso così importante, che il Vinitaly promuove con l’Assoenologi, è una cosa che non ci aspettavamo. E questo a dimostrazione del fatto che i vini calabresi finalmente sono usciti dall’anonimato, incuriosiscono i consumatori a livello nazionale e internazionale e, soprattutto, nei “blind testing”, cioè le degustazioni alla cieca, come nel caso di questa competizione, prendono punteggi elevati. E non solo nella categoria “rosso”, che è solitamente la più conosciuta nel vino calabrese, ma addirittura tra i vini bianchi e i rosati». Il Presidente e Ad di Ippolito 1845, Vincenzo Ippolito, commenta così, con entusiasmo e soddisfazione questo bel risultato. Che conferma anche la bontà delle scelte innovative portate avanti assieme al fratello Gianluca e al cugino Paolo, nel ricambio generazionale dell’azienda di famiglia.
«Sono stati premiati anche due vini bianchi – prosegue – ovvero il Greco bianco e il Pecorello, ai quali teniamo tantissimo. Quest’ultimo, in particolare, nasce da un progetto che abbiamo lanciato – primi nelle terre del Cirò – ben 10 anni fa e, anzi, per celebrarne la decima vendemmia, ne abbiamo contrassegnato quest’anno l’etichetta con un bollino specifico. Ci sta dando grande visibilità nel mondo e in Italia, a dimostrazione, dicevo, che la qualità calabrese è cresciuta in maniera trasversale, sia sui rossi, che erano già un punto di riferimento, che sui bianchi e i rosati. Anzi – dice ancora Ippolito – proprio i rosati, che per molti territori sono solo una moda da seguire e cavalcare, per noi fanno invece parte del patrimonio storico, in particolare proprio nella nostra zona, dove vengono usati due vitigni autoctoni, il gaglioppo e il greco nero, vinificati in questo caso in purezza».
E’ proprio questa, d’altronde, la chiave dei trionfi della Cantina nata quasi 180 anni fa dal trisavolo Vincenzo, nel casolare di proprietà tra le campagne di Cirò, e che ora conta ben 12 etichette: anteporre e preferire la qualità della produzione alla quantità. «La nostra capacità produttiva è enormemente più elevata rispetto al numero di bottiglie che immettiamo nel mercato – dice il fratello di Vincenzo, Gianluca, Responsabile della produzione – ma noi puntiamo a mantenere uno standard qualitativo alto. La carta vincente delle aziende italiane è offrire al pubblico un vino di assoluta qualità, ma a ottimo prezzo. In particolare noi calabresi, che siamo una piccolissima fetta di produttori sull’intero mondo, possiamo entrare solo facendo così sui mercati che non avrebbero motivazione a prendere appunto un vino calabrese. Ecco perché non siamo alla rincorsa dei volumi ma nella nostra strategia e filosofia aziendale il punto fermo è proporre prodotti di qualità alta a un prezzo giusto. Potendo così far sempre meglio».
Da fine anni 60, quando il padre e lo zio degli attuali gestori dell’azienda, partecipando alle prime fiere internazionali, iniziarono le prime timide esportazioni nei Paesi che accoglievano gli emigrati calabresi, ovvero Stati Uniti, Germania e Canada, la Ippolito 1845 è arrivata oggi a vendere i suoi vini in 4 continenti e 38 Stati esteri: «Oltre ai mercati tradizionali – riferisce Vincenzo, che è anche responsabile commerciale di parte dell’estero – oggi siamo approdati anche in Paesi emergenti come Polonia, Ungheria, Sud-est asiatico e inizieremo a breve con il Sudafrica. Questi Stati si interessano d’altronde sempre più ai vini calabresi, perché trovano esclusività, distintività, ottimo rapporto qualità-prezzo, abbinamenti gastronomici importanti e un affascinante storytelling, fatto di tanta storia e tante famiglie del vino».
Eccellere oggi, tra così tante Aziende e un numero smisurato di etichette (per rimanere già solo a quelle italiane), è sicuramente molto complicato, ma c’è chi, come gli Ippolito, sta fieramente riuscendo in questo percorso, portando alto in generale il nome della Calabria: «Un percorso non facile, non veloce, che però è raggiungibile – dice ancora Vincenzo – Certamente il livello qualitativo medio del vino calabrese è cresciuto molto, incuriosisce per esempio il fatto di avere e usare vitigni autoctoni, che generano vini diversi dagli altri, italiani e internazionali. E poi – prosegue – la Calabria è una regione ancora poco conosciuta, ma chiunque venga a visitarla, e venga guidato sui percorsi giusti, scopre una regione bellissima dal punto di vista naturalistico e gastronomico, ma anche delle persone, sempre molto ospitali e accoglienti. Quindi credo ci siano ancora ulteriori margini di crescita, ma – conclude – la cosa più bella è che finalmente il mondo che conta nell’enologia si sta accorgendo di noi, anche con importanti riconoscimenti al vino calabrese come il “5 Stars”, e, soprattutto, i mercati di riferimento del vino stanno inserendo, nelle proprie carte dei vini, quelli della nostra regione.
Dobbiamo esserne tutti felici e orgogliosi. Facciamo un bel brindisi a tutti noi!».