La prima lavorazione del Bocconotto di Mormanno risale alla fine del 1700, quando aveva dimensioni ridotte (appunto da mangiare in un sol boccone), ma con alto grado nutrizionale. Un dolce di pasta frolla che poteva essere conservato per lungo tempo, con farcitura a base di confettura di uva o di amarene. Oggi questa bontà dolciaria, divenuta nel tempo vero testimonial della Città di Mormano, si prepara a rafforzare il suo valore identitario con il marchio De.Co. (Denominazione comunale) voluto dall’esecutivo giudato dal Sindaco, Paolo Pappaterra, che attorno al prodotto riconosciuto e riconoscibile come eccellenza del Pollino vuole costruire un brand di successo per dare valore economico ai produttori.
In questi giorni la giunta comunale ha approvato il disciplinare di produzione che racchiude in pochi paragrafi l’essenza di una ricchezza tradizionale, artigianale e sostenibile. Disciplinare che verrà presentato ufficialmente nel corso della festa di Perciavutti in programma nella Città di Mormanno dal 7 al 10 Dicembre prossimo.
«Il marchio De.Co. – ha sottolineato Pappaterra, Sindaco della Città del Bocconotto – ci consentirà di valorizzare il prodotto, renderlo riconoscibile al consumatore finale evitando contraffazioni o maldestre imitazioni, ma soprattutto rendere viva la tradizione pasticciera e artigianale delle tecniche di preparazione di questo prodotto che caratterizza la nostra comunità. Con questo passaggio vogliamo anche valorizzare i produttori ma anche i trasformatori, i ristoratori, i distributori e tutti coloro che sceglieranno di sostenere una produzione territoriale con una grande storia di identità, che diventa un vero marcatore distintivo per Mormanno e tutto il Pollino».
L’idea di questo Disciplinare De.Co. (Denominazione Comunale) nasce nel 2015, contestualmente alla Costituzione dell’Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere (ASBSF) di Cosenza. «Il lavoro sul campo – ha sostenuto l’Assessore Angelica Regina – è stato quello di recuperare le origini del Bocconotto, oltre che definire la ricetta. Dare una identità storica al prodotto era la nostra principale esigenza per consegnare al disciplinare una certificazione reale nel tempo a questa identità alimentare che vogliamo utilizzare come elemento di narrazione della nostra Comunità».