La Calabria nel corso dell’ultima edizione di Slow Wine Fair a Bologna ha di sicuro lasciato una traccia, raccontando nella maniera migliore la produzione vitivinicola di una regione in grande spolvero anche dal punto di vista enologico. Giovani cantine e aziende consolidate si sono presentate in fiera triplicando la presenza dello scorso anno con ben 15 rappresentanze che nel maggior numero (12 in tutto) arrivavano dall’areale della città metropolitana di Reggio Calabria che da tempo ha scommesso sul sostegno alle esperienze produttive locali per «valorizzare e promuovere i colori, i sapori, i profumi delle nostre cantine ed esaltando la qualità e l’unicità della nostra produzione in un settore in forte crescita per l’economia del comprensorio e dell’intera Calabria».
Parole di Domenico Mantegna, consigliere metropolitano delegato alle attività produttive che ha accompagnato la cordata di viticoltori reggini alla tre giorni di Bologna, sottolineando ancor di più il forte legame di sinergia dell’amministrazione comunale con la rete produttiva locale.
«I dodici partner della Città Metropolitana – ha aggiunto Mantegna – costituiscono una vera e propria eccellenza in un comparto su cui crediamo ed investiamo molto». Barone Macrì, Ceratti Pasquale, Tenuta Regina di Sant’Angelo, Cantine Caccamo, Azienda Altomonte, Aspromonte vini, Azienda Nesci, Cantina Filippo Brancati, Cantine Feudo Gagliardi, Cantine Lavorata, Ceramida, Viglianti Vini, hanno colto la «grande opportunità» offerta dalla strategia promozionale della città di Reggio riscuotendo l’interesse di numerosi stakeholder e curiosi, confermando «la strategia vincente messa in campo dall’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Falcomatà che, sulla promozione e la conoscenza delle peculiarità locali, sta concentrando uno sforzo senza precedenti. Bisogna continuare su questa strada perché è quella giusta» ha concluso il consigliere delegato alle attività produttive.
Insieme ai reggini in fiera la Calabria è stata rappresentata anche da Rocca Brettia (Cosenza, Masseria Falvo 1727 (Saracena) e Casa Comerci (Nicotera) che in particolare è stata la cantina protagonista di una Masterclass “Outsider, piccoli grandi vini contro ogni pronostico” condotta da Alessandro Marra, vice curatore di Slow Wine, che ha permesso di raccontare sette storie di successo, dal nord al Sud del Paese, nate attorno alla valorizzazione di vitigni autoctoni.
Una grande esperienza collettiva di narrazione della viticoltura regionale che ha interessato e affascinato i circa 200 buyer nazionali e le migliaia di visitatori (circa 12 mila in totale secondo le prime stime di Slow Food) che hanno affollato i padiglioni di Bologna Fiere.
Arrivederci al 2025
Il prossimo anno la manifestazione sarà ulteriormente arricchita dalla presenza dell’agroalimentare di Sana (dal 23 al 25 febbraio 2025, in contemporanea con Slow Wine Fair) – ha annunciato in chiusura di manifestazione Gianpiero Calzolari presidente di Bologna Fiere, «diventando così ancora più attrattiva per i buyer. BolognaFiere si consolida come punto di riferimento dell’enogastronomia di qualità e attenta ai territori». La Slow Wine Fair di quest’anno ha focalizzato l’attenzione sull’importanza della fertilità del suolo nel contrasto alla crisi climatica e nella produzione di un vino buono, espressione del terroir.
«Ci riempie di orgoglio – ha aggiunto Giancarlo Gariglio, coordinatore della Slow Wine Coalition – il fatto che i produttori, i consumatori e i professionisti che hanno riempito gli stand di BolognaFiere abbiano colto l’importanza del messaggio per un’agricoltura sostenibile, amica della salute e dell’ambiente. Per il futuro, non abbandoniamo questa tematica, ma vogliamo allargare gli orizzonti della manifestazione con nuovi spunti: in questi giorni abbiamo già maturato il tema della prossima edizione che si terrà dal 23 al 25 febbraio 2025, analizzando l’intera filiera del vino oltre l’aspetto agricolo e coinvolgendo tutte le professionalità che interagiscono con il mondo vitivinicolo».