Utilizzare l’ironia per raccontare delle vicende fantastiche ed appassionanti. E’ quello che ha fatto l’insegnante e scrittore castrovillarese, Michele Messina, nel suo ultimo libro. “Attenzione ai coccodrilli”, che è stato presentato nella Sala consiliare del Palazzo di città. All’iniziativa, moderata da Pasquale Pandolfi, hanno preso parte, oltre all’autore, anche il sindaco di Castrovillari, Mimmo Lo Polito ed i docenti, Ines Ferrante ed Eduardo Talarico. Ad aprire l’incontro è stato il sindaco, il quale ha evidenziato come “leggendo il libro, si può notare la presenza di un motivo autobiografico”. “Michele – ha aggiunto Lo Polito- usa un linguaggio particolare, mischiando viaggi e miraggi. C’è quella fantasia che rende l’atmosfera particolare”.
La parola è poi passata ad Ines Ferrante: “Con i suoi personaggi – ha affermato la Ferrante- è come se Michele avesse fermato il tempo”. “Michele ha il merito di aver riportato in vita – ha proseguito- un personaggio di Castrovillari, Blacaman (al secolo Pietro Aversa n.d.c.) il quale è stato uno degli uomini più conosciuti e più ricchi di Europa. Il.libro è un misto di mistero, nonsense e di vicende surreali”. “Blacaman – ha ricordato la docente- merita di essere conosciuto ed apprezzato. Anche lo scrittore Gabriel Garcia Marquez ha parlato di lui. Aveva studiato all’Ipsia da Vinci. A 15 anni era fuggito a Parigi e poi era emigrato nelle Americhe. Era un fachiro molto apprezzato. Ha lavorato come ipnotizzatore di coccodrilli. Era un personaggio che addomesticava i leoni: si diceva che egli facesse all’interno delle gabbie dei leoni contrabbando di diamanti”. “Venne accusato di maltrattare gli animali: in realtà questo non era vero. Quando Blacaman si taglierà i capelli – ha aggiunto la Ferrante- smetterà con il mondo circense”. “Grazie ad autori come Michele – ha concluso- che continuano a credere ed a parlare della nostra città, questo significa fare cultura”.
Per il prof. Talarico, “Michele è sempre stato così: è un eterno Peter Pan, che mantiene dentro di sé il fanciullino, di pascoliana memoria, che riesce a costruire mondi di fantasia. Porta nei suoi romanzi l’ironia e la voglia di divertirsi”. “In questo libro – ha dichiarato Talarico – non si è alla ricerca di ciò che deve accadere, ma quello che rende piacevole la storia è il linguaggio che viene utilizzato. La nube (presente nella narrazione n.d.c.) ha una forte valenza allegorica, che rende questo scritto testimone del tempo vissuto”. In conclusione è quindi intervenuto l’autore. “Il libro – ha detto Messina- è breve, perché l’ho scritto in un mese, durante un’estate, e l’ho scritto dopo aver letto un libro di Ines Ferrante su Blacaman, che è un personaggio importante e deve essere ripresa. Ho voluto lasciare un finale aperto, perché è possibile rifarlo”. “Per l’uso del linguaggio – ha aggiunto- mi sono rifatto ad una di quelle persone, che hanno studiato poco, sono emigrate ed hanno mischiato la lingua straniera con il dialetto”. “A me piace – ha concluso Messina- scherzare e descrivere la realtà, trasfigurandola”.