«Se non si è noi, non si è nessuno». Queste le parole di Gabriella Proto, direttrice della rivista “Le Siciliane” e ospite ieri a Castrovillari nella sala consiliare per uno degli appuntamenti del Festival della Legalità per la presentazione del libro “Io sono Rita”, scritto in collaborazione con Giovanna Cucè e Nadia Furnari. La storia di una ragazza sola Rita Atria, quella raccontata nel libro, che non conosceva altro mondo se non quello «miserabile» dell’entroterra siciliano, composto da mafiosi (come suo padre e suo fratello) o spacciatori (come il suo fidanzato).
Una ragazza che è stata «seguita, protetta e aiutata» da Paolo Borsellino e che, secondo la ricostruzione degli eventi, dovrebbe essere stata una vittima indiretta della strage di Capaci poiché si sarebbe suicidata per il dolore dato dalla perdita del magistrato (per lei diventato come una figura paterna). L’autrice, però, afferma di trovare poco verosimile l’accadimento di questi eventi e di aver scoperto il «tassello mancante» della storia durante la manifestazione dell’anniversario della strage, svoltosi in via d’Amelia, a Roma.
Durante l’evento, infatti, la vicina di casa della nota diciassettenne avrebbe dichiarato che le tapparelle della finestra dalla quale quest’ultima si sarebbe lanciata, erano in realtà semichiuse. Da qui Graziella Proto ha iniziato un «lavoro da pazzi», ovvero quello della ricerca dei verbali inerenti la vicenda in varie procure. «Una storia dal valore immenso», questa, soprattutto per i giovani che al giorno d’oggi vengono definiti dalla giornalista «apatici» e «lontani dalla politica», ma che si sentono sicuramente spronati sapendo che una loro coetanea sia stata messa a tacere dalla mafia, che può essere sconfitta solo «sporcandosi le mani tutti insieme».