«In ogni persona che ha perso la vita mentre lavorava per portare il pane ai propri figli c’è una famiglia che ha come dolore un ergastolo, quotidiano». Così Silvana, moglie di Edison Malaj l’operaio albanese morto a Frascineto in un cantiere dove lavorava otto mesi fa, ricorda lo strazio di chi a distanza di tempo attende ancora giustizia per quanto accaduto.
Mentre le indagini procedono a carico dei presunti responsabili la famiglia tiene viva l’attenzione su una emergenza quotidiana, che purtroppo le cronache di tutta Italia continuano a raccontare. La figlia di Edison Malaj in questi giorni ha partecipato a Bologna alla inaugurazione della mostra dell’artista Carlo Soricelli a Palazzo D’Accursio che ha unisce arte e denuncia sociale con lo sguardo fisso sugli angeli del nostro tempo, dedicando questa esposizione ai morti sul lavoro.
«Carlo Soricelli fissa lo sguardo dove gli altri girano la testa e con la sua capacità artistica genera consapevolezza, ci mostra ‘L’inferno dei viventi”» scrive il curatore dell’esposizione, Luciano Pantaleoni, nell’introdurre il catalogo che contiene la scelta delle opere più rappresentative di mezzo secolo di lavori.
Pochi giorni fa anche la ricorrenza della giornata nazionale dei morti sul lavoro ha riacceso la ferita, mai dimenticata dalla famiglia dell’operaio albanese, «proviamo tanta amarezza per tutte quelle famiglie che come noi – ha scritto la moglie Silvana – hanno visto andare per sempre quell’amore e che ogni secondo della loro esistenza aspettano che la giustizia faccia il suo dovere».