C’è ancora la macchia di sangue sul lastrone di cemento armato che ha ucciso Edison Malaj, l’operaio albanese di 55 anni morto mentre lavorava insieme ad una decina di colleghi nel piazzale esterno dell’ex cantina sociale di Frascineto. La ditta per la quale lavorava stava procedendo alla movimentazione di alcuni grossi manufatti con l’ausilio di una gru quando, probabilmente per la rottura di un supporto in acciaio o una manovra errata (questo lo stabiliranno le indagini in corso ad opera dei Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Castrovillari), una delle lastre ha prodotto un effetto domino sulle altre che ribaltandosi hanno colpito alla testa l’operaio che seguiva da terra le lavorazioni.
Il fascicolo su quanto accaduto è già in possesso del procuratore capo della Repubblica di Castrovillari, Alessandro D’Alessio, che per ora ha disposto il sequestro dell’area e della salma che nei prossimi giorni sarà sottoposta ad esame autoptico per definire il quadro della tragedia e le eventuali responsabilità penali. Per ora nessuno è iscritto nel registro degli indagati ma a breve l’informativa degli inquirenti dovrebbe assumere posizioni in merito.
Intanto dopo l’ennesimo incidente mortale sul lavoro arriva anche la presa di posizione dei sindacati territoriali di Cgil, Cisl e Uil che attraverso la voce di Giuseppe Guido, Giuseppe Lavia e Paolo Cretella hanno espresso il «cordoglio e la nostra vicinanza alla famiglia. Nel mentre fortissimo è il senso di indignazione convinti che un luogo di lavoro non può essere luogo di morte. Il tema della sicurezza sul lavoro – dichiarano i sindacati – è sempre di più un’emergenza. Servono più ispettori, piu controlli. Serve considerare la sicurezza come un investimento e non come un costo. La priorità dell’agenda politica deve essere fermare questa carneficina. Troppe le aziende ancora non in regola. Non c’è lavoro dignitoso senza sicurezza».