Erano arrivati a Castrovillari per essere assunti in una azienda di tutt’altra natura, ma si sarebbero ritrovati catapultati in una dimensione diversa da quella che si aspettavano. Sfruttati per 500 euro al mese, vivendo nel capannone della zona industriale di Castrovillari, che per gli inquirenti della Dda è una centrale del narcotraffico gestita da cinesi che facevano affari d’oro esportando la marijuana coltivata al suo interno verso le piazze olandesi dello spaccio.
Questa la versione dei fatti che Yinfang Tan, Wei Wang e Yizhang Shi (tre delle cinque persone arrestate nel corso dell’operazione di polizia che ha smantellato questo sistema illegale nella periferia di Castrovillari) avrebbero reso davanti al gip del tribunale di Castrovlliari, Simone Falerno, che è chiamato ad esprimersi sulla convalida del fermo emesso dalla Dda di Catanzaro a seguito delle indagini svolte dalla Questura di Cosenza sulla presunta associazione a delinquere con gli altri due cinesi fermati a Salerno.
La loro vita sarebbe rimasta confinata nelle quattro mura del capannone di “Serra delle ciavole” nella zona Pip dove trascorrevano notte e giorno, senza avere la possibilità di uscire dalla struttura essendo controllati dalle telecamere di videosorveglianza. Il loro compito era annaffiare le piantine di cui disconoscerebbero l’utilizzo illecito.
Ad assistere all’udienza di convalida del fermo c’era il pubblico ministero Luca Primicerio, in servizio presso la procura di Castrovillari che in realtà ha avuto il merito di coordinare le prime indagini sui presunti narcotrafficanti cinesi. Una volta che i magistrati hanno ipotizzato il reato previsto dall’art. 74 del codice penale, in materia di stupefacenti, gli atti sono passati ufficialmente alla procura distrettuale di Catanzaro che ha allargato il cerchio delle investigazioni con un coordinamento che ha visto impegnati i commissariati di Castrovillari, Corigliano Rossano e gli agenti della Squadra Mobile di Cosenza.
Il gip si è riservato di decidere rispetto sia alle richieste della pubblica accusa che del collegio difensivo composto, per i tre cinesi fermati a Castrovillari, dagli avvocati Vincenzo Guglielmo Belvedere, Kevin Esposito e Domenico Bove.