Se qualcuno pensava che l’accorpamento vissuto lo scorso anno fosse stato il peggiore di tutti potrà ricredersi presto. Nella seduta del 30 dicembre la giunta della Regione Calabria, su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici, Istruzione, Edilizia scolastica, Maria Stefania Caracciolo, ha deliberato la riorganizzazione della Rete scolastica regionale in attuazione del Decreto del Ministero dell’Istruzione e del Merito di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze n.127 del 30 giugno 2023 che, per l’anno 2025-2026, penalizzando ancora una volta la città del Pollino.
Tenuto conto della mancata proroga dell’articolo 5, comma 3, del D.L. 215/2023, sono state adottate le conseguenti determinazioni a completamento dell’iter avviato con la Città Metropolitana di Reggio Calabria e le Province calabresi, con conseguente accorpamento di altre 7 autonomie così suddivise: 2 per la provincia di Cosenza, 2 per quella di Reggio Calabria, 1 per ognuna delle rimanenti province.
Tra quelle cosentine la città di Castrovillari ora dovrà vivere con il peso organizzativo di un’unica grande scuola – istituto comprensivo che raggrupperà i due Circoli Didattici infanzia e materne e due scuole Medie. Un elefante organizzativo di circa 1649 alunni compresi tra i tre e i quattordici anni (“Giustino Fortunato” – 180 alunni; Direzione Didattica 1 “Villaggio Scolastico” – 680 alunni; Scuola “De Nicola” 331 alunni e Direzione Didattica 2 “SS Medici” 458 alunni) che sono la sintesi di una schizofrenia burocratica che non tiene conto delle persone, delle visioni, delle organizzazioni educative che solo poco meno di un anno fa avevano costretto le scuole a prendere le misure con la logica dei tagli.
Un fine 2024 che rappresenta forse l’annua horribilis per la scuola cittadina che nonostante le miopi visioni di un sistema regionale, ha comunque dato prova della sua efficienza e capacità di offrire il meglio per la crescita dei bambini e dei giovani chiamati a formare. Ma l’anno che verrà ha bisogno davvero di una rivoluzione democratica che deve vedere protagonisti tutti, insegnanti, alunni, famiglie, istituzioni in un grido disperato di bisogno di una formazione che sia adeguata ai tempi e alle esigenze degli studenti e non solo alla fredda (e inutile) legge dei numeri.