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L'OPERAZIONE DI POLIZIA

La droga dei cinesi nel territorio delle ndrine

Quello di Castrovillari è il quinto "stabilimento" produttivo scoperto da una indagine durata sette mesi. Tre serre gestite con lampade e un sistema di ventilazione realizzato ad hoc

Lavoravano in silenzio, si muovevano sul territorio senza disturbare gli affari delle ndrine, per portare a casa un risultato soddisfacente per i loro traffici che dalla Calabria partivano alla volta dell’Olanda. Quella di Castrovillari è l’ultima fabbrica della droga, gestita da cinesi, in ordine di tempo sul territorio calabrese. In particolare nella provincia di Cosenza dove negli ultimi mesi l’attività di intelligence del questore di Cosenza, Giuseppe Cannizzaro, degli uomini del Commissariato di Polizia di Corigliano – Rossano, diretti da Giuseppe Zanfini e quelli della squadra mobile di Cosenza, coordinati da Gabriele Presti, ha ricostruito quel mosaico di strutture dove si piantava, coltivava, essiccava e impacchettava la marijuana destinata alle città europee di Steenbergen, Arnhem e Roermond. Tre serre alimentate da un allaccio elettrico abusivo, “coccolate” da un sistema di ventilazione realizzato ad hoc nella zona industriale della città del Pollino.

L’inizio delle indagini

Il primo faro di luce sugli oscuri traffici degli orientali verso l’Olanda lo accende il ritrovamento, nel luglio scorso, di un capannone a Santa Sofia d’Epiro e il conseguente sequestro di quasi 241kg di droga pronta allo spaccio. Pochi giorni dopo le volanti della Polizia arrivano in contrada Linze di Luzzi e scoprono uno scenario identico: questa volta il quantivo recuperato di “maria” è poco maggiore, 250kg. Passa un mese e nel territorio di Corigliano Rossano ecco saltar fuori un terzo laboratorio dismesso, prima dell’ultimo tassello – questa volta fuori provincia – del puzzle criminale ritrovato ad Amato (nel catanzarese) dove i chili di droga sequestrati saranno 128.

Ecco disegnata sulla cartina della Calabria una filiera produttiva insospettabile che lavora alle spalle della ndrangheta (?) e che ha la capacità di far viaggiare i carichi di sostanze stupefacenti attraverso normali corrieri privati. Intercettazioni, appostamenti, pedinamenti e poi la scia delle spedizioni seguita dagli investigarori nel più stretto riserbo permetterà alle forze dell’ordine di ricostruire il modello criminale utilizzato. Alcuni pacchi partiti dalla Calabria vengono bloccati a Roma e Milano, aperti solo per i controlli e poi rimessi in viaggio per permettere alla marijuana di arrivare ai veri destinatari, nelle città olandesi dove i colleghi dei Paesi Bassi arresteranno i destinatari e sequestreranno lo stupefacente.

Il cerchio si chiude nel Pollino

Una indagine finita sul tavolo del procuratore di Castrovillari, Alessandro D’Alessio, che resosi conto della pervasività del fenomeno invia un rapporto alla procura distrettuale antimafia guidata da Vincenzo Capomolla che ne sviluppa l’inchiesta affidata al pm Stefania Paparazzo. Le intercettazioni ambientali e il dettaglio di un auto con targa olandese che si aggira nelle zone dei blitz messi a segno dagli uomini del dottore Zanfini, arrivano fino al Pollino dove a Castrovillari si chiude il cerchio attorno all’ultima fabbrica di produzione e confezionamento della droga. La coppia con residenza in Via delle Querce, luogo deputato al confezionamento della marijuana prodotta nell’area Pip, viene arrestata, insieme ad altre tre persone, nell’operazione di due giorni fa che permette di sequestrate altri 560 kg di sostanza.

In un anno – secondo quanto emerso dalle indagini – sono più di 1000 i chili prodotti e destinati ai mercati del nord Europa. Ora di attende la convalida dei Gip degli arresti effettuati a Castrovillari per mettere la parola fine a questo traffico di droga con il sigillo orientale.

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