Semel scout, semper scout. Quel “per sempre” oggi è una certezza. Franchino Gaetani, da tutti conosciuto come il capogruppo, non è più tra noi e nel suo passaggio da questa all’altra vita, quella eterna, porta con sé lo scoutismo come stile di vita. Anzi come vita assoluta. Pioniere di quella forma associativa che ha segnato la storia del Paese, importò a Castrovillari lo scoutismo dei primi tempi, quello più autentico, che ha saputo raccontare e testimoniare con la sua stessa esistenza sempre per i giovani e tra i giovani. Ha saputo crescere generazioni intere attorno ai valori dello scoutismo cattolico, prima nell’Asci e poi nella forma “moderna” dell’Agesci, radicando la cultura della partecipazione e della responsabilità, della condivisione e della coeducazione.
L’adagio “lasciare il mondo un pò migliore di come lo abbiamo trovato” del fondatore Baden Powell e ripetuto come un mantra nel corso degli anni ha ispirato tanti giovani e giovanissime che lo hanno trasferito nella loro vita professionale, familiare, associativa, politica facendone un bagaglio culturale ereditato dal “capogruppo”. Franchino è stato per molti testimone silenzioso, discreto, attento, premuroso, capace di dare l’esempio con lo stile più che con fiumi di parole. Oggi che ha lasciato la vita terrena per quella del cielo il fazzolettone verde e rosso (i colori del gruppo scout Castrovillari 1 da lui fondato nel 1955) diventa la tela sulla quale dipingere una storia di impegno e passione.
Quando alla fine degli anni ’50 con don Carmine Donadio diede vita al primo gruppo scout in città, quella esperienza così all’avanguardia aveva colto il cuore della necessità: accompagnare i giovani alla formazione di valori sani, proponeva una risposta educativa che oggi più che mai è ancora attuale e necessaria. Per quella missione ha speso una vita, sacrificando anche i suoi affetti e dedicandosi in tutto e per tutto ad accogliere ragazzi e ragazze che in pantaloncini corti, camicione azzurro e fazzolettone al collo hanno saputo crescere e scoprirsi uomini e donne, partecipando ad un patto associativo che ha fatto florida la città di esperienze uniche e significative.
Oggi che ci lascia definitivamente tutti coloro che attraverso di lui sono cresciuti tra le fila dello scoutismo si sentono più orfani. Smarriti, svuotati, senza un punto di riferimento che ha dato tanto in termini educativi ed etici. Ma di certo a guardar bene nello zaino delle esperienze Franchino Gaetani ha lasciato una traccia ben visibile da ereditare e rendere ancora attuale e verace, come quella degli albori. Davanti alla notizia della sua scomparsa siamo tutti come alla fine di un campo scout, quando la nostalgia e la commozione prendono il sopravvento. Stretti attorno all’ultimo fuoco di bivacco cantiamo l’un con l’altro abbracciati la canzone dell’addio, che nella sua struggente melodia consegna le parole che sono certezza di vita eterna, quella che Franchino di sicuro vivrà.
«E’ l’ora dell’addio, fratelli, è l’ora di partir, il canto si fa triste, è ver, partire è un po’ morir. Ma noi ci rivedremo ancor, ci rivedremo un dì.
Arrivederci allor, fratelli, arrivederci, sì».
Domani 18 marzo alle ore 15:30 la città e lo scoutismo cittadino si fermeranno per l’ultimo saluto a Franchino Gaetani, che nel 2016 aveva ricevuto anche la cittadinanza benemerita nel corso di un consiglio comunale alla vigilia di Natale. Un regalo e un riconoscimento per la sua opera meritoria. Nella chiesa dei Sacri Cuori si ritroveranno tutti coloro che con lui hanno prestato servizio, sono cresciuti e maturati attorno ai valori degli scout cattolici. Il suo gruppo nel quale ancora prestava servizio associativo ha invitato anche i veterani che non sono più in associazione a rimettere il camicione e il fazzolettone al collo per onorare l’uomo scout per eccellenza. La sua storia finisce qui, ma il suo vivere resterà per sempre. Buona strada a ciel sereno capogrù.