Si trova a metà strada tra il Tribunale e il carcere di Viale Cosmai il capannone industriale che al suo interno custodiva la fabbrica della droga scoperta due giorni fa nel corso dell’operazione antidroga condotta dalla Questura di Cosenza, sotto il coordinamento della procura di Castrovillari e la Dda di Catanzaro. Un luogo insospettabile dove erano messe a dimora circa 2877 piante «di varia altezza, dai 20 ai 90 cm, già in piena infiorescenza, per un peso stimato di circa 189 chili» oltre alla restante sostanza stupefacente del tipo marijuana per un valore complessivo di 303 chili oggetto del sequestro.
In cinque, tutti di nazionalità cinese, sono finiti in manette (Yizhang Shi 47 anni, Yinfang Tan 32 anni, Wei Wang 36 anni, Shuanhjun Ye 49 anni, e Yongfen Cheng 52 anni) e domani attendono il giudizio di convalida del decreto di fermo. Di questi, Ye risulta residente in Olanda, a Breda, mentre Cheng sarebbe dimorante a Castrovillari, ma la polizia lo ha fermato a Salerno, come nel caso di Ye.
Nello specifico, Shi, Tan e Wang «al fine di cessione a terzi, detenevano all’interno di un capannone industriale in contrada “Serre delle Ciavole” di Castrovillari, sostanza stupefacente del tipo marijuana» recita il capo di imputazione che li riguarda e che li inchioda alle proprie responsabilità nel dispositivo giudiziario emesso dalla Dda di Catanzaro, nella persona del magistrato Stefania Paparazzo, e la procura di Castrovillari, rappresentata dal pubblico ministero Luca Primicerio.
In quella struttura dell’area Pip di Castrovillari gli uomini del commissariato di Polizia di Corigliano Rossano, diretti da Giuseppe Zanfini, hanno rinvenuto «alimentatori di corrente, ventilatori, trituratori deraspatori, lampade da serra, termostati, filtri di aspirazione, un articolato quadro elettrico composto da magnetotermici, multiprese e temporizzatori, aspiratori, tubi di aerazione, centinaia di sacchi e vasi contenuti terriccio oltre a decine di bidoni di fertilizzante liquido» tutti elementi che evidenzierebbero come la produzione fosse destinata allo spaccio.
Ai tre indagati inoltre i magistrati contestano anche che «al fine di alimentare l’opificio industriale» si sarebbero impossessati «di un quantitativo di energia elettrica in corso d’accertamento», che avrebbero sottratto «all’ente erogatore individuato nel Servizio Elettrico Nazionale Spa, valendosi di mezzo fraudolento e usando violenza sulle cose» tranciando un cavo di fornitura per realizzare l’innesto sulla rete principale.
Agli altri due inquisiti, sottoposti a decreto di fermo – ovvero Shuangjun Ye e Yongfen Cheng – gli inquirenti contestano la disponibilità, in via delle Querce a Castrovillari, di 64,9 chili di marjuana, «confezionata all’interno di buste in cellophane e riposte dentro scatoloni imballati e pronti per la successiva spedizione» insieme alla somma contante di 3.300 euro in banconote da 50€ forse frutto di partite già vendute.
Domani i cinque saranno chiamati a presentarsi davanti al giudice per la convalida del fermo, accompagnati dai loro avvocati Vincenzo Guglielmo Belvedere, Domenico Bove, Elena Melfi e Fabio Mastrogiovanni.