Era accusato di tentato omicidio per aver aggredito e ferito a colpi di martello un uomo. Nei giorni scorsi la Corte di Appello di Catanzaro (Abigail Mellace Presidente estensore, a latere Consigliere Carlo Fontanazza e Barbara Saccà) ha derubricato il reato contestato a S. F. in lesioni lievi, richiarando la prescrizione dei reati contestati e revocando le pene accessorie. La sentenza arriva a chiudere una vicenda giudiziaria e di cronaca dopo oltre dieci anni.
L’aggressione
Era il 31 maggio del 2013 quando a Lungro S.F., commerciante che gestiva un bar club aggredì ferendolo con un martello, N.D.M. quella sera avventore del suo essercizio commerciale. La vicenda ha visto due contrapposte versioni: quella del titolare del bar, che lamentava di essere stato pretestuosamente aggredito dal N.D.M. e le indagini di Polizia Giudiziaria che accertarono effettivamente che il locale dell’uomo era uscito completamente distrutto, ritenendo che effettivamente l’uomo avesse colpito con una martellata al capo il N.D.M.. Da qui un provvedimento restrittivo di arresti domiciliari per l’uomo, imputato di tentato omicidio in danno di N.D.M., nonché di danneggiamento e di porto abusivo di una pistola, denunziato di detenzione illecita di cartucce.
Il processo celebrato in primo grado dinanzi il Tribunale Penale di Castrovillari in composizione collegiale riconobbe S.F. colpevole del delitto di tentato omicidio con l’applicazione di una pena di anni 7 e mesi 2 di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali. Avverso alla decisione dei giudici l’uomo andò in Corte d’Appello che confermò la decisione della condanna.
Processo in Cassazione
A questo punto, l’uomo attraverso gli avvocati Roberto Laghi e Giovanni Giuseppe Capparelli, propose ricorso alla Corte Suprema di Cassazione che accogliendo il gravame, annullò la sentenza e rinviò ad altra Sezione della Corte di Appello di Catanzaro affinché valutasse se del caso anche di disporre accertamenti peritali sull’eventuale pericolo di vita in cui era incorso N.D.M. per lesioni riportate. Dopo molte udienze si è arrivata alla derubricazione della condanna. «La Corte di Appello è riuscita a considerare l’entità obiettiva dei fatti contestati – ha commentato l’avvocato Laghi – e ad evidenziare come sostanzialmente dai fatti contestati a S.F. è stato realmente vittima di un’opera aggressiva di N.D.M. che aveva interamente distrutto il suo piccolo locale. Finalmente S.F. potrà continuare a svolgere la sua attività in condizioni di tranquillità».