All’interno del Commissariato di pubblica sicurezza di Castrovillari è stato inaugurato ieri un punto di ascolto per le vittime vulnerabili realizzato in un locale intitolato a “Giulia e Thiago”, ovvero Giulia Tramontano ucciso il 27 maggio a Senago dall’ex compagno, e al suo bambino che portava in grembo.
Uno spazio protetto e accogliente che vuole essere punto di riferimento per le donne vittime di violenza che trovano il coraggio di denunciare quanto subito. La stanza è stata realizzata grazie alla donazione di due cittadini virtuosi, privati benefattori Giuseppe Molino e Innocenzo Barletta di Castrovillari, che hanno voluto donare una somma in denaro trovata in una busta chiusa e della quale non si è riusciti a risalire al proprietario.
All’interno della sala è stato realizzato un murales opera dell’artista Antonino Perrotta e dell’associazione Rublanum Alternative che hanno inteso immaginare Giulia e Thiago come sarebbe stati, se si fossi riusciti ad impedire, come tutti avremmo voluto, questo ennesimo femminicidio.
All’evento oltre al questore di Cosenza, Michele Maria Spina, hanno partecipato il prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, il vescovo della diocesi di Cassano, monsignor Francesco Savino, il sindaco di Castrovillari, Domenico Lo Polito, i magistrati Anna Maria Gramaldi, Rosamaria Pugliese, Valentina Draetta, il comandante della compagnia Carabinieri, Pasquale Del Prete, il comandante della guardia di finanza, Arianna Buffone, e Franco Tramontano, il padre di Giulia, accolto dal vescovo di Cassano in un caloroso abbraccio.
Le parole del padre di Giulia
«Giulia è morta perché voleva un bambino. Voleva crearsi una famiglia. Ha creduto nell’amore. Questo è quello che noi vogliamo dire di Giulia, non aggiungiamo altro» ha detto Franco Tramontano, padre di Giulia – uccisa il 27 maggio scorso a Senago mentre era in attesa della nascita del figlio Thiago dal compagno Alessandro Impagnatiello – visibilmente commosso mentre veniva abbracciato dal vescovo di Cassano allo Ionio monsignor Savino, a margine della cerimonia di inaugurazione della stanza d’ascolto per le vittime vulnerabili dedicata a Giulia e a Thiago aperta nel commissariato di Castrovillari della Polizia di Stato.
«Diciamo basta ai femminicidi – ha detto monsignor Savino -. Dico a tutti gli uomini, per favore. Dobbiamo educarci tutti quanti al senso della non appartenenza. La donna non ci appartiene, appartiene a se stessa, alla vita. Appartiene a chi si è fatta strumento di vita per loro. Liberiamoci dalla cultura del possesso. L’amore non è possesso, l’amore è dialogo, è rispetto, costruzione. L’amore è guardare verso la stessa direzione. Sono contento di questa inaugurazione perché è importante la memoria, non soltanto perché dobbiamo ricordare le vittime, ma dobbiamo anche ricordare perché non ci siano più vittime». Per il prefetto di Cosenza Vittoria Ciaramella «è stata una giornata particolarmente emozionante. Dedicare una sala d’ascolto a una ragazza uccisa da un criminale, perché dobbiamo dire cosi, può far sì che un papà, oggi è presente, possa avere contezza che la figlia abbia continuità nel ricordo di tante altre persone per evitare che casi del genere possano nuovamente verificarsi».
Essere vicini alle donne che subiscono violenza
Il questore di Cosenza Michele Maria Spina ha sottolineato come «vogliamo essere vicini alle donne che subiscono violenze. Abbiamo creato questa stanza, con questo murales, proprio per creare un ambiente favorevole dove le donne possano sentirsi più a proprio agio. Abbiamo voluta dedicarla a Giulia e a Thiago perché la vicenda di Giulia Tramontano ci ha molto scossi. E’stato un delitto efferato. L’uccisione di una ragazza così giovane incinta al settimo mese ci ha colpito moltissimo e avremmo voluto saper fare qualcosa per impedirlo, non ci siamo riusciti. Ora, invece, proviamo, con questa sala, insieme a tutte le altre iniziative, a intervenire, proprio culturalmente, su questo fenomeno».
Il sostituto procuratore di Castrovillari Valentina Draetta, che si occupa specificamente di questi reati, ha sostenuto che «purtroppo abbiamo numeri piuttosto alti. Io stessa sono dovuta intervenire sulla scena di un delitto in cui aveva perso la vita una donna incinta per mano del compagno. Purtroppo i casi di stalking, di maltrattamenti in famiglia, di violenza sessuale e di gruppo sono all’ordine del giorno».