E’ arrivata nel grande capannone dell’Assolac – dove si attendeva l’arrivo del Presidente Mattarella – con grande dignità. Silenziosa, senza grandi sorrisi, cordiale con chi le si avvicinava ma sicuramente con uno spirito diverso. Quello di chi sa che è venuta si per omaggiare il Capo dello Stato, ma anche per lanciare alla platea di istituzioni e presenti un messaggio forte, attualissimo: «basta morti sul lavoro».
E’ quello che c’era scritto a caratteri cubitali sulla maglietta bianca che Silvana indossava (ed era difficile non notare tra la platea di uomini incravattati e signore in tailleur e abiti da cerimonia) con la stampa di una foto di Edison Malaj, suo marito, ultima vittima sul lavoro del territorio. Morto a 54 anni in un giorno normale di lavoro in un cantiere presso l’ex cantina sociale di Frascineto.
«Io porto mio marito e sono la voce per lui che i morti sul lavoro non devono esserci più. La sicurezza deve essere la priorità» ha detto con la voce pacata ma la fermezza di una donna coraggio che da quel maledetto giorno di febbraio insieme ai suoi figli ha deciso di continuare una battaglia sociale perchè il sacrificio del padre dei suoi figli non sia stato vano.
«Quella di mio marito è stata una tragedia sul posto di lavoro dove la sicurezza era pari a zero. E’ uscito per andare a lavoro come faceva tutti i giorni e non ha fatto più rientro a casa. Con la mia presenza qua voglio essere la voce che va oltre questo spazio, perchè nel 2024 sentire parlare di morti sul lavoro non è più possibile».
Un messaggio potente, fatto con il garbo che controddistingue la signora Malaj, e che si amplifica con le parole del ministro del lavoro, Elvira Calderone, che parlerà prima del presidente Mattarella. «Il lavoro come diritto e anche come dovere. Al centro delle nostre politiche – ha detto il ministro a Castrovillari presso l’Assolac – ci devono essere le persone. Il lavoro di qualità ben retribuito è la risposta concreta all’imperativo dell’equità sociale a cui ci richiama la Carta costituzionale».
Il ministro ha ricordato poi che «fra i provvedimenti adottati in questi mesi, tanto spazio ha avuto il tentativo di far emergere il lavoro nero e insicuro. La strada della correttezza, del rispetto delle regole, delle leggi dove le garanzie sono assicurate e la scelta della legalità è assunta ogni giorno è quella maestra e per questo vi sono grata per l’opportunità di visitare le vostre aziende, di stare con voi. Lo Stato è con voi, nessuno può considerarsi solo o isolato. Il lavoro è il punto di partenza che tutti abbiamo il dovere di perseguire ognuno per le proprie responsabilità. Dobbiamo farlo non solo attraverso misure repressive, ma anche incentivi per il lavoro buono».
Un tributo di verità a tutte quelle maestranze che dal nord al Sud nel paese non hanno fatto più ritorno a casa, pur uscendo per andare a compiere il loro dovere quotidiano e che oggi più che mai, nella festa dei lavoratori, vanno ricordati per ribadire che la sicurezza e il lavoro giusto e pulito è una conquista alla quale dobbiamo aspirare tutti. Insieme.