E’ necessario mettere mano al problema della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. A sostenerlo sono Giovanni Battista Durante e Damiano Bellucci, rispettivamente segretario generale aggiunto e segretario nazionale del Sappe, i quali denunciano quanto avvenuto nel carcere di Reggio Calabria. «Ancora devastazione – dicono – nel reparto detenuti psichiatrici del carcere di Reggio Calabria, San Pietro. Sono trascorsi solo due mesi da quando è stato riaperto in via d’urgenza il reparto in questione e in questo beve lasso di tempo è stato completamente distrutto dalla furia dei reclusi. Nonostante la condizione di inagibilità del reparto, all’interno vi è un recluso – aggiungono – con problemi psichiatrici che ieri ha strappato dal pavimento la branda in ferro e con la stessa ha cercato di sfondare il cancello della stanza, il quale ha ceduto completamente; il blindo esterno, invece, non avendo delle misure di sicurezza adatte a contenere un detenuto all’interno della stanza, ma un semplice motore elettrico di chiusura, non si è aperto solo grazie all’intervento del personale di Polizia Penitenziaria che si è posto fisicamente addossato al blindo, scongiurando così che il ristretto potesse uscire dalla stanza, per aggredire il personale con la branda staccata da terra o con altri pezzi di ferro dalla stessa ricavati».
Secondo Durante e Bellucci «la scellerata scelta di quel governo e di quella maggioranza politica che chiuse gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, invece di risanarli e renderli più umani, senza creare una valida alternativa, ha determinato tutto questo nelle carceri. Poliziotti costretti a subire tanta violenza, per svolgere mansioni che non dovrebbero, come gestire soggetti con gravi patologie psichiatriche. Sulla questione, ribadiamo ancora una volta, è intervenuta la Corte costituzionale a gennaio del 2022, invitando il Parlamento a modificare la legge di chiusura degli Opg. Sollecitiamo quindi – concludono gli esponenti del Sappe- l’attuale esecutivo e il Parlamento, ma anche il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ad affrontare al più presto la questione».