Fu una nota vicenda giudiziaria che coinvolse Morano Calabro e il suo Muncipio nel 2017 per aver dato agli stessi la residenza e la cittadinanza italiana jure sanguinis. Tra questi, ricordiamo, vi era stato precedentemente anche il famoso calciatore di Roma e Milan, Cafù, pure lui brasiliano. Una notizia che destò allora clamore ed interesse. Oggi per i 193 brasiliani coinvolti nella nota vicenda vi è il “non luogo a procedere”. Lo riferisce l’avvocato Livio Faillace che ha seguito il corso storico e legale della vicenda.
I cittadini brasiliani, indagati per uso di atto falso e soggiorno illegale in Italia, giunsero da ogni parte del Brasile tra il 2011 e il 2012 nel Comune ai piedi del Pollino al fine di ottenere la residenza e la cittadinanza italiana tramite la ricerca di un antenato di famiglia e di origini moranesi. Gli stessi avevano dato precedente incarico ad un Studio professionale di Porto Alegre in Brasile denominato “Via Italia” specializzato nelle ricerche genealogiche e quindi nella ricerca di un avo in un paese europeo, quindi anche in Italia, che potesse fungere da collegamento familiare al fine dell’ottenimento della cittadinanza italiana, in aggiunta a quella brasiliana.
Il collegamento jure sanguinis per via delle origini italiane nel Comune di Morano Calabro, infatti, consentiva a molti di essi e ai lori figli di farsi una vita in Europa e di viaggiare liberamente col doppio passaporto, brasiliano e italiano.
Il Comune di Morano, come riferisce l’avvocato Faillace, “si è sempre proclamato estraneo ai fatti di reato, quindi parte offesa costituendosi parte civile e chiedendo la condanna dei brasiliani con richiesta di risarcimento danni”.
Di diverso avviso, invece, il G.U.P. del Tribunale di Castrovillari, dott. Lelio Festa, rispetto alle conclusioni della parte civile: il Gip ha disposto il non luogo a procedere dei brasiliani senza neanche rinviarli a giudizio”.
Nella discussione tenutasi nella giornata di ieri davanti al Gip del Tribunale di Castrovillari l’avvocato. Livio Faillace, difensore di molti degli indagati, ha evidenziato “non solo come i propri assistiti brasiliani erano inconsapevoli del modus operandi degli incaricati di questo studio professionale di Porto Alegre “Via Italia” al fine della ricerca geneaologica dell’avo storico in Europa ma ha dimostrato come fossero stati a loro volta raggirati da coloro a cui avevano dato incarico per aver utilizzato a loro insaputa documenti alterati e/o falsi. L’ingresso in Italia e il ritorno in Brasile, invece, era avvenuto con dei normalissimi visti turistici sul proprio passaporto brasiliano che non aveva nulla di illegale”.
La pronuncia del Gip del Tribunale di Castrovillari era attesa da anni e da numerose persone oltreoceano, oltre che dai loro figli che nel frattempo si sono fatti una vita, anche lavorativa, nelle diverse parti d’Europa.