Ogni festa che si rispetti ha un suo inizio e una sua fine e come in tutte le circostanze di bagordi allegri che ci si diverte più e chi meno. Chi ha qualcosa da ridire e chi apprezza ogni aspetto dell’organizzazione. E’ successo anche in questa edizione numero 67 del Carnevale di Castrovillari, la festa mascherata più antica di Calabria, che proprio per la sua storicità e per la sua longevità della vita moderna ha bisogno di un restyling di alcune sue espressività più caratterizzanti.
Prima fra tutte le maschere, che molto di più dei carri che pur ci sono e fanno scena, rappresentano il tratto identitario della festa carnascialesca del Pollino. Proprio a tal proposito i contrastanti giudizi della giuria che anche quest’anno hanno animato il chiacchiericcio tra gli spettatori e i partecipanti, è uno di quegli aspetti che va migliorato nell’interesse della qualità della partecipazione proprio dei gruppi storici e quelli nuovi che si affacciano ad una competizione, seppur goliardica e divertente.
E’ palese a tutti, infatti, in questo 2025 che non c’è coerenza tra i voti della classifica generale e quelli assegnati alle maschere più belle, che non si ritrovano sul podio bensi in fondo alla classifica. Segno forse evidente che la giuria che nel corso delle sfilate giudica le maschere, i balletti, le coreografie, la sartorialità (quando c’è e va premiata), i colori dei gruppi in concorso va professionalizzata e resa di qualità tanto come si chiede di essere ai partecipanti. Con tutto il rispetto per chi negli anni passati è salito in giuria, più che amici del carnevale, amministratori vari, presidenti di questa banca o quella associazione, il Carnevale di Castrovillari e i gruppi che si sfidano a suon di vestiti straordinari, hanno bisogno di avere dei giudici che siano autorevoli nelle cose che devono valutare e che di quel settore siano professionisti nella vita e non solo per un giorno.
Si arricchirebbe così il livello della sfida e la competizione sarebbe entusiasmante perchè bisognerebbe ben figurare e misurarsi con chi sa ben vedere cosa c’è dietro il lavoro di mesi e mesi. Allora si che sarà festa e arrivare in fondo alla classifica sarà comunque lo stimolo, non mortificante, per preparsi meglio con costumi più artigianali, danze più travolgenti, colori e maschere più belle e degne di essere giudicate le migliori.
Il Carnevale ha un grande potenziale se sa riscoprire la sua anima pià autentica. La prova provata è il grande successo che negli anni fa crescere la serata da savuzzizza, aspetto goliardico e rispondente alle radici storiche di una festa che è di popolo e al popolo deve ritornare.