«Non siamo qui per riaprire un dibattito tra posizioni ambientaliste e il territorio. Quello c’è stata 15 anni fa ed è stato titanico, ma si è risolto con l’accordo per la ripartenza della Centrale del Mercure. Oggi esprimiamo una forte preoccupazione per gli effetti di una norma che provocherà un danno unico per oltre 1500 famiglie se non dovesse essere abrogata». La sintesi della conferenza stampa convocata a Cosenza nella Sala degli Stemmi della Provincia di Cosenza sta nelle parole di Domenico Pappaterra, già presidente del Parco nazionale del Pollino quando gli ambientalisti tentarono di opporsi alla riapertura della centrale allora di proprietà Enel, oggi presidente del Gal Pollino che sottolinea come il comitato territoriale che si oppone alla “Norma Laghi” ha l’unico interesse di «restituire serenità» alle famiglie dei lavoratori diretti, indiretti e all’indotto del sito produttivo a biomasse che rappresenta da oltre dieci anni «un modello di sviluppo ecocompatibile».
Un sito diranno anche Pietro Sirianni (Coldiretti) e Antonio Mangano (Filctem Cgil) che «non inquina» come certificano Arpacal e Osservatorio per l’ambiente, «funziona egregiamente» e dunque deve essere difeso «con i numeri che abbiamo prodotto nel dossier» contro la scelta di una norma che «è devastante» per la più grande realtà produttiva che abbiamo in Calabria. A fargli eco è Francesca Benincasa (Confapi) che sottolinea come la norma votata dal consiglio regionale nel 2024 «penalizza una infrastruttura eccellente» e alimenta «un clima di sfiducia verso nuovi investitori». Ma c’è di più. Per Gerardo Calabria (Cisl Cosenza) la messa in discussione della centrale del Mercure apre un dibattito su «come produrre energia in Calabria», perchè a Laino Borgo si produce «energia pulita». «L’Abrogazione dela norma è un atto dovuto» – aggiunge – senza aspettare che altri (ossia il Governo) decidano al posto nostro.
Nel corposo dossier diffuso alla stampa dal comitato territoriale pro Mercure si parla di un sito che produce una ricchezza di «40 milioni di euro, dei quali 33 milioni e mezzo nella filiera del legno, 1 milione e mezzo di stipendi diretti, 3 milioni circa di commesse interne per manutenzione, vigilanza, pulizia ed altro» come snocciolato da Giacomo D’Angelo di COnfartigianato, senza contare le royalty che finiscono nelle casse dei comuni che sono serviti per importanti lavori di manutenzione e sostegno alla filiera turistica che ha subito un incremento di presenza e occupazione che non sono in contrasto con lo sviluppo della centrale.
E’ stato poi l’avvocato Valerio Zicaro ad entrare nel merito del ricorso per incostituzionalità e illegittimità della norma, evidenziate anche dal Ministero dell’Ambiente al Governo che molto probabilmente impugnerà la norma oggi contestata. «Ci sono due proposte abrogative della norma in questione. In ordine al ritiro di questa disposizione o alla sua abrogazione ci sono profili di incostituzionalità che rivestono sostanzialmente un’invasione da parte della Regione Calabria nella sfera di competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia ambientale nonché anche in materia concorrente per quanto riguarda la materia dell’energia, quindi il trasporto e la produzione. Ma i rilievi, prospettati dalle amministrazioni comunali, riguardano anche la violazione del principio di concorrenza, la violazione dell’iniziativa economica privata quindi anche un’ulteriore disposizione costituzionale».
La norma in questione «viola anche la competenza dello Stato in materia di aree protette e quindi anche sotto questo aspetto l’intervento del legislatore regionale appare invasivo delle competenze statali. Le amministrazioni comunali rispetto ad una norma di legge non hanno un potere di impugnativa diretta ma possono, come hanno fatto tempestivamente, richiedere l’intervento e l’impugnazione da parte del Governo nazionale. C’è un altro aspetto importante che intendiamo rilevare: il mancato riscontro da parte della Regione Calabria e del Consiglio regionale rispetto alle osservazioni del Governo, almeno sino ad oggi, si declinano anche sotto un altro profilo inerente la violazione del principio di laico di collaborazione tra Regione e Stato. E questo, è molto grave e preoccupante».