Al di là di come la si pensi a togliere le castagne dal fuoco alla commissione del consiglio regionale – che ieri si è trattenuta a discutere del Mercure per oltre cinque ore – ci ha pensato il Governo che attraverso un parere del Dipartimento Affari regionali della presidenza del Consiglio avrebbe evidenziato diversi profili di illegittimità dell’emendamento Laghi. Cosi sarebbe confermata la linea dei consiglieri di maggioranza Graziano, De Nisi (Azione) e Gentile (Lega) e l’altra del Pd – che puntano ad abrogare una norma dell’ultima Omnibus che introdurrebbe il divieto di installazione di centrali a biomasse nei parchi nazionali e regionali e che di fatto sancirebbe il rischio di ridimensionamento, se non addirittura la chiusura della centrale a biomasse di Laino Borgo, nel Parco nazionale del Pollino.
La seduta della sesta commissione presieduta da Katia Gentile ha ascoltato le diverse anime del territorio, i sindaci, i sindacati, i rappresentati delle filiere del legno e altri come il consigliere Graziano che avrebbe ribadito «il rischio di conseguenze drammatiche dal punto di vista naturalistico ed occupazionale» che ha ispirato la proposta di abrogazione della norma della Omnibus. Basta leggere i numeri sciorinati proprio dai sindaci e dai sindacati in sede di audizione in commissione per capire quanto pericolosa sia la prospettiva di una chiusura dell’impianto di Laino Borgo: 1500 tra occupati, indotto e personale giornaliero che è impegnato nella vita della centrale a biomasse che ha già vissuto un lungo processo di approvazione e ripartenza, dopo la querelle ambientalista che per anni ha animato la vita del territorio.
In Sesta commissione la notizia che il governo sia pronto alla impugnazione del testo di fronte alla Corte costituzionale se non ci sarà una marcia indietro della Calabria (è stata segnalata la violazione dell’articolo 117 comma 1 della Costituzione, dei principi statali in tema di energia e il difetto di istruttoria del testo: inoltre avrebbe rilevato che con la norma “Laghi” si determinerebbe una chiusura “retroattiva” di alcune attività come quella della centrale del Mercure, sostenendo che la retroattività è possibile solo in casi eccezionali, e paventando anche un danno di carattere economico) avrebbe però fatto chiudere i giochi del confronto e permesso di ipotizzare il passaggio come la “pietra tombale” sulla discussione che ora arriverà in consiglio per una possibile abrogazione. Intanto i lavori della commissione sono stati aggiornati alle prossime settimane, fermo restando che il consiglio previsto per il 10 gennaio non si terrà ma slitterà quasi sicuramente alla fine del mese. Mentre l’attenzione del territorio e della politica resta altissima per una vertenza che interessa migliaia di famiglie e un territorio importante come quello del Pollino.