Non girarsi dall’altra parte è un dovere morale che dovrebbe appartenere ad ogni cittadino. Ma da giornalista diventa quasi un obbligo, una scelta di vita, appunto per raccontare la verità ed essere liberi davanti ai poteri forti che, spesso e volentieri, preferiscono una informazione sorda, muta, cieca difronte agli inganni e gli inciuci. Sigfrido Ranucci incarna il mestiere di colui che racconta, indaga, non si ferma alla superfice delle cose, ma le approfondisce, le vuole capire per permettere a tutti di avere elementi utili al discernimento personale.
Giornalista di lungo corso, una vita in giro per il mondo, oggi conosciuto come conduttore di Report – la trasmissione Rai delle inchieste per eccellenza – ha una lunga esperienza alle spalle e la scorza dura del cronista che di strada ne ha fatta tanta e ha capito da che parte stare. Lo racconta nel suo libro – La scelta – che in un doppio appuntamento castrovillarese ha potuto presentare agli studenti e al pubblico che lo apprezza per il suo lavoro di inchiesta dagli schermi televisivi della tv di Stato.
Alla platea di studenti del Polo liceale castrovillarese si racconta nella sua semplicità, ma nella verità di chi sa che ogni giorno è chiamato a fare scelte importanti per restituire credibilità a quello che definisce «il mestiere più bello del mondo se lo si fa con coraggio, forza e indipendenza». Nella forza del suo racconto c’è l’essenza del lavoro che compie ogni giorno: «essere al servizio del bene comune». Nel corso dell’incontro introdotto dalla dirigente scolastica, Elisabetta Cataldi, e moderato dalla docente Minella Bloise, così come ieri nel corso della edizione 2025 della Befana del Poliziotto magistralmente organizzata dalla infaticabile passione del Siulp e di Ruggiero Altimari, Ranucci spazia con la sua enciclopia di aneddoti e fatti, incontri, suggestioni e «colpi di fortuna» che servono al giornalista per portare a casa il risultato, che spesso cambia il corso della storia e racconta cose che altri non avrebbero avuto l’ardire di narrare.
Dietro al lavoro di ore, mesi di indagini, validazioni di documenti, interviste, partenze, ritorni, mole di documenti da spulciare per raccapezzarsi nella ricostruzione giornalistica autorevole che vediamo in ogni puntata sullo schermo c’è «la scelta di essere utile per la società, essere utile per cercare di consegnare alle future generazioni un mondo migliore ed essere utile a mantenere alta l’asticella della libertà di stampa». E parlando di libertà di stampa e dello stato di salute dell’informazione in Italia rispondendo ad alcune domande Ranucci ha sottolineato il «rischio omologazione per chi gestisce i contenuti editoriali. Siamo a rischio di leggi bavaglio, siamo a rischio di disinformazione. Io credo che c’è la necessità di battersi per presidiare intanto il web, che in questo momento è una fonte di informazione primaria. Bisogna avere la forza, l’indipendenza per poter continuare a denunciare, perché la denuncia, il giornalismo d’inchiesta sono degli ingredienti fondamentali per un paese democratico».
Una grande lezione sull’attualità, i conflitti internazionali, e tanti altri temi che sono stati snocciolati anche grazie alle domande degli studenti che hanno seguito con attenzione e partecipazione le due ore di confronto con uno dei giornalisti più autorevoli ed indipendenti della scena italiana.