«Noi Sindaci che abbiamo deciso di vivere in questi luoghi e metterci al servizio della nostra gente siamo a combattere nella trincea comunale le sfide della quotidianità caricandoci ormai esclusivamente il malessere sociale e civile frutto di uno spaventoso ed inarrestabile declino demografico molto marcato nelle aree interne unitamente alle quotidiane e drammatiche emergenze che nel tempo si è mancato di prevenire e che oggi la natura ci restituisce con gli interessi». Il pericolo vero è che «rischiamo di non sopravvivere». Paolo Pappaterra, sindaco di Mormanno e componente della segreteria regionale del Partito Democratico, offre una fotografia reale e profonda delle aree interne e del ruolo strategico che svolgono per la dorsale del Paese.
Un lavoro carico di responsabilità e importante per tutti coloro che ancora decidono di vivere e investire nel cuore del Paese che però – lo dice a chiare lettere all’assemblea degli Stati generali convocati dalla Schlein nel Pollino – «continua ad essere un’occasione mancata, luogo dimenticato e sradicato delle sue radici ma anche luogo ideale per sperimentare una capacità di riscatto e di resilienza che appartiene alle comunità che lo abitano».
A Mormanno e nella zona del Pollino in generale «è stata raccolta la sfida della transizione ecologica e di uno sviluppo sostenibile rinunciando ad illusioni industrialistiche fallimentari e predatorie delle risorse dello Stato» puntando «sulla valorizzazione delle risorse del territorio» come il turismo sostenibile, l’agroalimentare di qualità, la valorizzazione del patrimonio naturalistico, forestale e culturale.
Ma qui dove la segreteria nazionale ha voluto approfondire il dibattito su una questione essenziale per il futuro dell’Italia «le famiglie vanno via perché manca il lavoro ed i servizi non sono più garantiti». Nelle aree interne, dice Pappaterra, «ci si sta privando di giovani intelligenti e preparati che quasi sempre dopo il percorso universitario non tornano più nei luoghi di nascita, dove per ingiusti e penalizzanti parametri economicistici chiudono le scuole, gli uffici postali, gli sportelli bancari (quasi 3500 negli ultimi anni) dove chiudono le attività commerciali ed artigianali (circa 26.000 nell’ultimo decennio)». Un fenomeno non solo per la dorsale appenninica ma anche di diversi territori interni del Nord Italia. Un patrimonio di comuni, circa 4mila, con una popolazione di oltre 13 milioni di abitanti che ha bisogno di Governo e regioni per supportare «progetti di lungo periodo in rapporto alle reali esigenze dei territori, avendo chiara la priorità di contrastare i cambiamenti climatici in corso, sostenendo investimenti produttivi con l’impiego di fonti energetiche rinnovabili, abbassando le bollette alle imprese per farle rimanere competitive ed alle famiglie che vivono in condizioni di povertà per come sostenuto in questi giorni dalla nostra Segretaria nazionale».
In questo contesto pesa come un macigno anche la legge sull’Autonomia Differenziata che ora grazie al Pd diventa «tema nell’agenda del Paese» e che grazie al ddl Schlein pone di «incrementare il fondo sanitario nazionale». Perchè oggi la rete territoriale del diritto alla salute ripropone «scatole ormai quasi vuote in una realtà territoriale sanitaria completamente desertificata ed aggravata dalla carenza di personale, dalla soppressione delle guardie mediche anche in comuni isolati distanti dagli ospedali, con gli ospedali di montagna completamente depotenziati delle specialità di base indispensabili per la cura dei pazienti, un disavanzo gestionale quasi miliardario, una drammatica contrazione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) ed un pauroso incremento della mobilità sanitaria passiva interregionale che nel 2023 ha raggiunto quasi 300 milioni di euro».