Incubo giudiziario finito per Michelina Graziano che giorni fa era stata inserita tra le persone coinvolte nell’inchiesta “Sartoria” condotta dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, riferita al appalti truccati nella sanità catanzarese per circa 33 milioni di euro. Un grande inchiesta che ha portato a smantellare una rete di professionisti ed operatori del mondo sanitario regionale accusati a vario titolo di corruzione, concussione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, turbata libertà degli incanti, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso ideologico, abusiva introduzione in sistema informatico ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, poste in essere anche a vantaggio di plurime società nei confronti delle quali è stata ipotizzata la rispettiva responsabilità amministrativa.
La professionista medica cosentina, ai tempi dell’indagine responsabile di Fisica sanitaria dell’Asp di Cosenza e responsabile tecnologico dei sistemi di radiologia per l’azienda nonché componente del tavolo tecnico della Stazione unica appaltante della Calabria, era finita nelle maglie dell’inchiesta per un episodio che si collega alla predisposizione di un bozza del capitolato tecnico di gara (finito tra gli illeciti contestati ad uno degli indagati) per il quale la Guardia di Finanza sospetta la falsa procedura volta a garantire l’aggiudicazione a società “amiche” di alcuni profili finiti sotto indagine.
Per il gip – infatti – sarebbe emersa «la gravità indiziaria per le condotte integranti la vicenda al vaglio dove Bove e Capobianco da una parte come soggetti interessati e Graziano, Siciliani ed Armentano dall’altra come soggetti gestori della procedura che in unico a complesso agire alterano e avvelenano l’iter burocratico per falsare l’intera procedura di gara e garantire l’aggiudicazione alle società da essi rappresentate».
Nulla di vero rispetto alla posizione di Michelina Graziano che, difesa dall’avvocato Franco Coppola del foro di Castrovillari, nel corso dell’interrogatorio di garanzia ha avuto modo di chiarire la sua posizione «in maniera efficace» scrive nell’ordinanza di «revoca della misura cautelare» a suo carico il giudica Gilda Danila Romano e soprattutto definire di «essere del tutto estranea alla vicenda operando una rilettura degli elementi che sulle prime colpivano la sua condotta». Anzi le dichiarazioni rese durante l’interrogatorio di garanzia davanti ai giudici indaganti ha permesso una «rivalutazione dell’intera vicenda circa le condotte e posizioni dei vari indagati». Pertanto alla luce della ricostruzione che «appare utile a rivisitare il quadro indiziario sussistente a carico della indagata e certamente ad azzerare le esigenze cautelari come sulle prime il quadro indiziario aveva portato a delineare» il giudice ha disposto la «revoca della misura cautelare della sospensione dall’esercizio di uffici e servizi pubblici, ridando dignità al profilo della fisica cosentina.