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BUONA SANITA'

«Ho rischiato di morire, mi ha salvato la grande famiglia della Medicina di Castrovillari»

La storia a lieto fine di un uomo di 66 anni, ricoverato per oltre due mesi e mezzo nel reparto diretto dal primario Giuseppe Varcasia

Oltre due mesi e mezzo di ricovero nel reparto di Medicina dell’ospedale di Castrovillari che per lui (un uomo di 66 anni) e per la sua famiglia è diventato la sua seconda casa. Una lunga battaglia contro un malessere prima sconosciuto, poi cristallizato in una diagnosi che ha permesso allo staff diretto dal primario Giuseppe Varcasia, di aggredire l’infezione, che lo ha allettato e portato quasi sul punto di morte, con la cura giusta riportando a casa il protagonista di questa storia di buona sanità che oggi sente il dovere di ringraziare tutti «per la professionalità dimostrata e la passione con la quale hanno preso in carico il mio caso disperato».

Mentre racconta la sua storia, lunga e tormentata alla quale si è aggiunta anche la scoperta del parkinson (saltato fuori da un referto durante i tanti esami clinici fatti per arrivare al cuore del problema), si commuove e parla dei medici che lo hanno curato e «mi hanno salvato la vita», degli infermieri e le Oss con i quali ha condiviso gli ultimi mesi della sua esistenza, come di «una grande famiglia» che lo ha accolto, sostenuto non solo con le cure ma anche psicologicamente. Cosi come hanno fatto con i suoi familiari, diventati presenza costante al suo capezzale.

«Ho rischiato di morire ma l’accanimento dei medici mi ha riportato in vita». E’ la sintesi di una storia clinica che inizia lo scorso anno, intorno ad Ottobre, quando l’uomo – già colpito da un infarto nel 2020 – viene invitato a sottoporsi ad intervento per impiantare un defibrillatore sottocutaneo, necessario per il suo quadro a rischio di cardiopatico. Dopo i giorni classici del ricovero torna a casa ma qualcosa non torna. La sua condizione di salute è sempre più fragile, l’uomo non sta bene è debilitato. Se ne accorgono i familiari che lo spingono a fare controlli, visite, accertamenti. Tutto sembra non dare segnali preoccupanti ma l’uomo dimagrisce, è sempre più debole e una sera finisce in pronto soccorso perchè accusa un malore.

Altri esami e controlli fino alla decisione del ricovero il 14 aprile scorso. Quando arriva nella degenza dell’Unità operativa di medicina interna di Castrovillari la sua condizione appare subito preoccupante. I medici lo rivoltano come un calzino, chiedono per lui analisi, esami diagnostici, consulti con altri reparti, iniziano una cura perchè scoprono che ha una infezione. Ma gli antibiotici che l’uomo assume insieme al resto del piano terapeutico non danno i risultati sperati.

Più volte l’uomo arriva ad un passo dal baratro. Sono i medici e gli infermieri del reparto, soprattutto in una notte, ad accorgersi che sta malissimo, ha la pressione al limite, e lo salvano ancora dalla morte. Si “accaniscono” sul suo stato di salute, lo studiano, e cercano di trovare il bandolo della matassa di una infezione che lo debilita e mette a rischio il suo quadro già deficitario. Poi la svolta, l’intuizione che i medici dello staff del dottor Varcasia (Gialdino, Raimondi, Teti, Belmonte) hanno trovato continuando ad analizzare le carte dell’immensa mole di esami che continuano a chiedere per lui. Richiedono di effettuare un ecotransofageo e scoprono che l’uomo è affetto da una Endocardite: una infezione del rivestimento interno (endocardio) delle strutture del cuore, pareti, valvole o tessuti danneggiati.

Subito il reparto si attiva per il suo trasferimento al policlinico universitario di Catania, dove lo accompagna un medico cubano in servizio presso la Medicina di Castrovillari. Un viaggio lungo in ambulanza ma utile per sottoporsi ad un intervento di espianto del defibrillatore che ha impiantato ad ottobre. Lo opera il dottor Di Grazia che elimina l’infezione che lo ha messo ko per mesi e mesi. Per l’uomo è una vita che rinasce. Il calvario che lo riguarda si apre alla speranza. Le sue condizioni migliorano e l’uomo viene dimesso e riportato in Calabria, dove vive. Da poco più di un mese è a casa insieme alla sua famiglia e pensa al futuro che prima non immaginava possibile. Ora dovrà fare nuovi esami e controlli, ma le prima analisi effettuate dopo la fine dell’incubo sanitario che lo ha riguardato dicono che la sua condizione è in ripresa.

La sua vita è fuori pericolo, grazie alla professionalità dei medici di Castrovillari che non lo hanno mai lasciato solo anche quando tutto sembrava disperato.

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