«Se prima, da medico, ero preoccupato per la sua salute fisica, ora lo sono ancora di più per quella psicologica, Ho trovato Maysoon Majidi in una condizione ansioso-depressiva davvero preoccupante, tant’è che il nostro incontro è stato punteggiato da frequentissimi episodi di pianto, da parte di una persona che non capisce bene cosa le stia capitando, né, tanto meno, se ne capacita». E’ il commento del consigliere regionale Ferdinando Laghi tornato tra le mura della casa circondariale di Castrovillari per incontrare l’attivista curda, detenuta da diversi mesi con l’accusa (ormai chiaramente ingiusta) di essere una scafista.
In attesa del processo che la vede imputata presso il tribunale di Crotone, sono diverse le mobilitazioni che si susseguono per chiedere la sua liberazione o la revisione del procedimento penale a suo carico. Ma da quando ha iniziato lo sciopero della fame, per protestare contro la sua ingiusta detenzione, quello che ora preoccupa non è più solo la sua salute fisica. In queste ore Maysoon Majidi vive il momento più buio, fatto di disperazione e preoccupazione sul futuro.
Il consigliere regionale di Castrovillari ha nuovamente incontrato l’attivista curdo-iraniana anche in vista dell’udienza del 24 luglio, a seguito della richiesta della Procura di giudizio immediato, che sancirà l’inizio del processo vero e proprio. «Tornerò ancora per sostenerla dal punto di vista umano – ha concluso il capogruppo di De Magistris Presidente in Consiglio Regionale – e spero sempre più in una giustizia certamente rapida ma anche umana e, soprattutto, giusta».