Versa in condizioni di salute precarie Maysoon Majidi, l’attivista curda sfuggita al regime iraniano che è accusata di favoreggiamento della immigrazione clandestina, nonostante i due scafisti che l’hanno indicata come responsabile dell’imbarcazione abbiano ritirato la loro versione dei fatti. Dal 27 maggio, per protestare contro una detenzione che lei considera ingiusta, ha iniziato lo sciopero della fame che le ha fatto perdere circa 15 chili. La regista curda iraniana ed attivista per i diritti umani si trova nel carcere di Castrovillari. La ricostruzione dei fatti dice che lei su quella imbarcazione, arrivata sulle coste crotonesi, era intanto ad aiutare chi era in difficoltà e distribuiva le razioni di cibo così come avrebbe fatto ognuno di noi di fronte a fratelli e sorelle in difficoltà.
«Confidiamo nel lavoro della Procura della Repubblica e della Magistratura ma chiediamo – scrive in una nota stampa Giuseppe Guido, segretario generale della Cgil Pollino Sibaritide Tirreno – che per la Majidi possa terminare la detenzione in carcere attraverso l’utilizzo di strumenti meno repressivi ed in attesa di un giusto processo. Quella di scafista è una categoria contestata e problematica dal punto di vista giuridico: nella maggior parte dei casi chi guida le imbarcazioni sono semplici migranti, ma in Italia vengono perseguiti come se fossero trafficanti di esseri umani, cioè le persone che organizzano materialmente i viaggi. Nei confronti di questa categoria di persone inoltre il cosiddetto decreto Cutro lo scorso anno ha introdotto pene assai più severe: prima si rischiavano fino a 5 anni di carcere, ora da 10 a 30 anni»
«Un decreto – aggiunge il segretario confederale Cgil – quello voluto dal Governo Meloni, che rappresenta uno schiaffo in faccia al senso di umanità; per la Cgil non è tollerabile la violazione dei diritti fondamentali delle persone: la negazione dell’asilo e di un’adeguata protezione e accoglienza. Continueremo a mobilitarci affinché sia garantito un diffuso sistema di accoglienza. Auspichiamo che le elezioni europee ci consegnino un Parlamento ed una Commissione impegnati a lavorare per una Europa giusta, con posti di lavoro sicuri e salari dignitosi e che sappia rafforzare i percorsi migratori sicuri, legali e regolari, migliorare le tutele, i diritti e il sostegno ai migranti e ai richiedenti asilo all’interno dell’UE. Salvare vite umane nel Mediterraneo e alle frontiere esterne, anche attraverso la reintroduzione di un meccanismo di ricerca e salvataggio dell’UE. Rifiutare le politiche di esternalizzazione delle frontiere e opporsi agli accordi multilaterali e bilaterali con Stati che non rispettano lo stato di diritto e non rispettano i diritti umani».