Assolto per difetto di imputabilità. Paolo Emilio Sisci era incapace di intendere e volere la mattina del 27 maggio 2021 quando aggredì ed uccise con trentadue coltellate la madre Filomena Silvestri nel proprio appartamento di Via Pellegrini Reginaldo al quarto piano del palazzo Senatore. Lo ha stabilito la Corte d’Assise di Cosenza, presieduta da Paolo Lucente, con a latere il De Vuono ed il Pubblico ministero Valentina Draetta, pronunciando la parola fine sull’efferato fatto di sangue che sconvolse la città del Pollino.
Un matricidio efferato, consumato all’interno delle mura di casa, maturato in una famiglia nota alla città e al territorio. Il giovane – secondo le ricostruzioni degli inquirenti – si sarebbe scagliato sulla donna non lasciandole scampo e colpendola ripetutamente in più parti del corpo. Sarebbe stato il padre, rincasando, a scoprire l’episodio delittuoso. La Corte d’Assise di Cosenza ha cosi accolto la tesi difensiva dell’avvocato Roberto Laghi, il quale ha evidenziato l’assoluta incapacità di intendere e di volere, al momento dell’atto, del proprio assistito.
La vicenda è stata corroborata da numerosi accertamenti tecnici: da un lato l’accertamento cadaverico e la perizia autoptica disposta dal PM, quindi l’accertamento sulle capacità di intendere e di volere. Il pm Valentina Draetta, difatti, nell’immediatezza dei fatti richiese al Gip del Tribunale di Castrovillari, Biagio Politano che, con incidente probatorio, venisse accertata la capacità del Sisci al momento del matricidio. La difesa, dal canto suo, schierò un collegio di primissimo ordine, a livello nazionale, composto dal professor Stefano Ferracudi, docente di criminologia e neurologo, dal professor Michele di Nunzio, psichiatra e dalla professoressa Roberta Costantini, psicologa giuridica e testologa. Il perito del Giudice, è stato il professor Paolo Emilio De Pasquali, primario di psichiatria dell’Ospedale di Cosenza.
La difesa dell’imputato ha sempre insistito per la situazione di totale incapacità di intendere e di volere e, tale tesi, comprovata dalle perizie, ha consentito al Sisci di essere assolto «da un delitto tanto orrendo, addirittura punibile con la pena dell’ergastolo» scrivono i suoi legali. Peraltro De Pasquali nella sua perizia ha evidenziato che, con opportuna terapia farmacologica e psicologica, la pericolosità sociale del giovane potrà essere tenuta assolutamente sotto controllo, tant’è che lo stesso non avrebbe alcuna necessità di soggiornare in una REMS. Soddisfazione è stata espressa dal suo legale, Roberto Laghi, alla notizia dell’assoluzione: «la tragedia che ha sconvolto l’intero territorio è stata causata da uno stato patologico. Sisci è un malato che dev’essere curato, piuttosto che punito, è la prima vittima della sua patologia. Esistono tutte le condizioni affinché Sisci possa tornare presto libero, sottoposto periodicamente a controlli da parte delle strutture presenti sul territorio». In aula, il padre che, unitamente alla sorella, è stato sempre vicino al giovane, non ha nascosto momenti di commozione e così anche l’imputato che è esploso in un pianto liberatorio.