“Non li avete uccisi. Le loro idee camminano sulle nostre gambe”. E’ uno dei più celebri manifesti antimafia che ricorda il sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, simbolo della lotta alla mafia negli anni più difficili del Paese, quando la criminalità organizzata alzò il livello dello scontro con lo Stato, facendo saltare in aria, a distanza di pochi mesi, i due più rappresentativi uomini di giustizia impegnati nel contrasto alla organizzazione criminale siciliana. Quella frase sintetizza bene l’eco che quelle stragi terribili hanno suscitato nell’opinione pubblica, generando consapevolezza e voglia di riscatto, di giustizia, di legalità. Un eco cosi profondo che anche chi in quegli anni non era ancora nato, ne ha ereditato (sicuramente dai sani insegnamenti appresi in famiglia) il valore assoluto tanto da scegliere i due giudici antimafia come supereroi dei quali seguire l’esempio.
E’ quanto ha scelto di fare Francesco Andrea Pellegrini, dieci anni studente del Villaggio scolastico di Castrovillari, che fin all’età di tre anni ha deciso che i suoi “miti” da seguire non sarebbero stati cantanti o personaggi televisivi, ma uomini che avevano dato la vita per combattere la mafia. E’ iniziata così la storia, forse inconsapevole anche per lui stesso, di un piccolo seme di legalità che in primis ha deciso di trasferire impegno e testimonianza di quei valori nei confronti dei suoi coetanei ai quali quotidianamente parla di quanto nel vivere civile si possa, sin da piccoli, scegliere l’onestà al malaffare, il rispetto delle regole alla furbizia.
“Il piccolo Giovanni Falcone” così come lo hanno soprannominato è cresciuto con questa voglia di dare “il buon esempio” ed è diventato testimonial più accreditato per spiegare la mafia ai bambini. Gesti, parole, emozioni che raccontano di una speranza che si alimenta concretamente del sano vivere nel rispetto delle regole, amplificando con semplicità il messaggio di Falcone e Borsellino. Scegliere “da che parte stare” fin dalla tenera età rappresenta il risultato più convincente che si possa dare al “sacrificio” dei due giudici uccisi dalla mafia. I suoi genitori, orgogliosi di lui, lo accompagnano negli impegni che lo riguardano. Tante sono le scuole o le associazioni che richiedono un suo intervento, ascoltando la passione che ha nel raccontare di come si possa sconfiggere la criminalità, partendo dai proprio comportamenti ordinari.
Legalità che si fa concreta nel condannare i gesti disonesti di tutti e ogni atteggiamento non consono ai principi fondamentali del vivere civile. Nel suo futuro il sogno di diventare magistrato, ma per ora si accontenta di assaporare l’emozione, in primavera, di essere ospite del fratello di Paolo Borsellino, Salvatore nella casa del giudice Paolo a Palermo.