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Pista ciclabile Morano-Campotenese: ecco finalmente la determina di avvio lavori

Il consigliere di minoranza Biagio Angelo Severino auspica che si dia immediato inizio alla messa in sicurezza e riapertura del tratto turistico

Sono passati 17 mesi dal sequestro della pista ciclabile realizzata dall’Ente parco nazionale del Pollino lungo il tratto dell’ex ferrovia calabro – lucana che da Morano Calabro sale fino a Campotenese a due passi dalla Catasta. La sua riapertura, come nodo strategico per la promozione del cicloturismo, fu chiesta a gran voce da operatori e stakeholders. Ora finalmente è stata redatta dall’ente parco la determina di affido dei lavori per gli interventi di miglioramento delle 5 gallerie presente nel percorso.
Un primo passo verso la futura fruizione del tratto altamente panoramico per il quale il consigliere di minoranza del Comune di Morano Calabro, Biagio Angelo Severino, chiede «l’immediato inizio dei lavori per la messa in sicurezza e la successiva riapertura della ciclopedonale Campotenese-Morano Calabro». In particolare, il consigliere auspica che tra i lavori previsti, siano compresi anche quelli di «messa in sicurezza degli accessi alla pista ciclabile e, precisamente, in contrada Terrarossa sita nel comune di Morano Calabro, in quanto i ciclisti si trovano costretti a lasciare il tracciato e percorrere  un tratto di strada provinciale,  la SP 19, per poi immettersi nuovamente sulla ciclabile. Tale interruzione provoca sei pericoli per i fruitori della stessa, come già segnalato in passato all’ente preposto».

Riconsegnare al territorio un attrattore turistico

Fin dal suo esordio (durato purtroppo solo pochi giorni) il tratto Morano Calabro – Campotenese della ciclovia aveva attirato l’attenzione di molti cicloturisti e tour operator. Per questo Severino ritiene che «che sia fondamentale riconsegnare nuovamente al territorio del Parco Nazionale del Pollino uno dei percorsi pedo-ciclabili  più belli e ricchi di storia del Sud Italia. Siamo consapevoli – aggiunge – della capacità attrattiva della pista come importante arricchimento dell’offerta esperienziale del territorio, del contributo che darebbe nel rafforzare il posizionamento, e quindi la competitività, dell’area montana protetta più grande d’Italia come destinazione per il cicloturismo, fetta del mercato turistico in grande e veloce espansione, ma è assolutamente necessario  la riapertura, e lo chiediamo nel pieno rispetto delle prerogative di tutte le istituzioni coinvolte».
«La pista pedo-ciclabile rappresenta, infatti, un’attrazione capace di richiamare tanti turisti da ogni parte d’Italia e d’Europa, e, di conseguenza, dare  una notevole boccata d’ossigeno a livello sociale per i tanti appassionati delle due ruote, settore oggi in continua crescita, ed al contempo  essere uno dei tasselli più importanti, per far conoscere il nostro territorio, e, quindi, apportare benefici   economici alle numerose  attività turistiche e ricettive presenti. Mi auguro che quanto prima si possa mettere fine a questa annosa vicenda».

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