«Fa male pensare che si conosce così poco della strage di via d’Amelio e che quel che si conosce lo si deve ai pentiti». Nel teatro Vittoria, per l’incontro “Giustizia e verità” moderato dal sindaco di Castrovillari, Domenico Lo Polito, all’interno del programma del Festival della Legalità voluto dall’amministrazione comunale della città del Pollino, a parlare è la nipote di Paolo Borsellino, Roberta Gatani. Oggi il suo impegno è nel progetto “La casa di Paolo” che insieme alla Fondazione Falcone ha dato il patrocinio morale all’iniziativa che si celebra a Castrovillari fino a martedì 23 maggio, giorno dell’anniversario della strage di Capaci.
Insieme a lei sul palco del Vittoria c’è anche l’ex procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, magistrato che non lesina i suoi interventi per sottolineare che «abbiamo il doverse di cercare la verità» su quella fase che il Paese ha vissuto. «Spesso – aggiunge Facciolla – la verità storica difficilmente coincide con quella guidiziaria. Dopo 31 anni è ora di fare chiarezza su quanto accaduto, ma i tanti processi continuano anche a lasciare spazi di domanda inesplorati».
Sulle stragi si è perso tempo «dietro false verità» per questo oggi – aggiunge la nipote di Borsellino, Roberta Gatani – noi vogliamo conoscere tutta la storia è per averla abbiamo bisogno di un pentito di Stato». La Gatani, difronte alla platea di studenti che affollavano il teatro Vittoria, ha poi illustrato le finalità de “La casa di Paolo” che nel quartiere Kalsa si continua il sogno di Borsellino. «Pensiamo – ha aggiunto – ad un posto con le porte aperte per dare strumenti a tutti i bambini che diano loro la possibilità di scegliere cosa fare della propria vita». Un progetto che non vuole – per scelta – «nessun aiuto istituzionale» ma coltiva l’ottimismo del giudice ucciso dalla Mafia con l’attentato del 19 luglio 1992 sotto casa della madre.
«Abbiamo il dovere di continuare a chiedere la verità» – ha concluso Roberta Gatani – Gli ha fatto eco l’ex procuratore di Castrovillari cresciuto con il «metodo Falcone e Borsellino», due uomini che «ponevano il rispetto delle regole» al centro del loro operato.