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A RISCHIO FALLIMENTO

Terzo Megalotto SS106: per le interferenze reti irrigue pagato il Consorzio di Bonifica ma non le aziende operanti

Le imprese incaricate di eseguire i lavori hanno scritto a Regione, Anas, Prefettura, Associazione industriali di Cosenza, Commissario del consorzio di bonifica e Tribunale di Castrovillari per denunciare la gravissima situazione

«Destinate a rischiare il fallimento per far arricchire le grandi società». E’ una «storia che si ripete» quella denunciata al presidente della Regione, al Prefetto di Cosenza, ai vertici di Anas, all’associazione industriale di Cosenza, al commissario del consorzio di Bonifica dell’Alto Jonio cosentino e al Tribunale di Castrovillari, da 4 aziende del territorio nell’ambito dei lavori di costruzione del terzo megalotto della SS106 jonica.

Per i cantieri di risoluzione delle interferenze degli impianti irrigui le ditte Pit Building di Castrovillari, Pignataro Trivellazioni di Terranova da Sibari, Edil Massaro di Civita e Baffa Cosmo di San Cosmo Albanese, parlano di «gravissima situazione» venutasi a creare e che sta «mettendo in ginocchio le nostre imprese, i subappaltatori e le nostre maestranze». Centinaia di operai coinvolti nell’appalto finanziato con fondi Ministeriali in cui Anas ed il general contractor Sjrio, hanno incaricato «con regolari gare d’appalto» piccole e medie imprese del territorio per i lavori più disagevoli nella loro realizzazione, vale a dire lo spostamento delle condotte interferenti.

«Per la esecuzione di tali opere – scrivono le imprese – con un margine di utile assai ristretto, l’Anas spa non si è avvalsa di un appalto diretto» bensì tramite una stipula di convenzione ribaltando «gli obblighi ed i doveri propri della committenza ed ogni conseguente responsabilità patrimoniale» sul consorzio di bonifica dei bacini dello Ionio cosentino.

Cosi in seguito a questo comportamento di Anas «le nostre imprese – scrivono i responsabili delle ditte – pur avendo eseguito e regolarmente contabilizzato i lavori, hanno dovuto assistere, impotenti, alla violazione del loro legittimo diritto al pagamento delle opere realizzate, rimanendo incolpevolmente esposte con gli istituti di credito, nel complesso per milioni di euro, e dimenticate».

Le ditte parlano di «conseguenze devastanti» per le imprese e centinaia di operai e le loro famiglie che vedono ora interrotto quel «flusso di linfa vitale ed indispensabile alla loro stessa sopravvivenza». E si chiedono quando vedranno i soldi visto che la situazione illustrata al prefetto di Cosenza ed al presidente della Regione è ormai diventata «drammaticamente urgente».

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