Non ha avuto scampo Antonella Lopardo. I killer che hanno scaricato la pioggia di piombo da un fucile kalashnikov e dalla pistola semi automatica 9X21 volevano colpire mortalmente il loro obiettivo. In realtà dietro quella tenda non aspettavano si potesse trovare la donna, ma speravano di colpire il marito Salvatore Maritato, ritenuto dagli inquirenti vicino al clan Forestefano, al quale bisognava far pagare chissà quale sgarbo. Chi e perchè voleva ucciderlo sono le domande alle quali dovranno rispondere gli inquirenti e il pool della Dda di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri che hanno avocato il caso dell’omicidio del 2 maggio.
La donna, secondo quanto trapela dall’esame autoptico eseguito ieri dal medico legale Vannio Vercillo e dal perito balistico Luca Chianelli, sarebbe stata raggiunta da una decina di colpi. I sicari ne hanno esploso 38 in totale nella loro furia omicida. Alcuni di questi avrebbero colpito mortalmente la donna al collo, al torace e allo sterno. Al consulente balistico è stato chiesto di accertare quante armi siano state utilizzate durante la spedizione di morte e studiare la distanza e traiettoria dei proiettili. I consulenti depositeranno entro sessanta giorni le loro analisi e deduzioni per aiutare gli inquirenti a fare piena luce su questa nuova vicenda di sangue.