Che il Pollino sia terra di gusto è ormai risaputo. Gemme alimentari lo corollano in lungo e in largo, insieme a tanti preziosi scrigni produttivi che ne fanno uno degli areali più interessanti della enogastronomia calabrese. Storia, tradizione, passione, impegno e sguardi prospettici verso la modernità, si legano ad un passato glorioso di cui ancora oggi esistono tanti e coraggiosi interpreti. Tutto condensato in un territorio ricco di peculiarità naturalistiche che ne fanno un luogo straordinamente complesso e variegato, unico. Uno scrigno di biodiversità alimentare così straordinario che ha bisogno di grandi interpreti che ne sappiano cogliere le potenzialità e farne ricchezza per gli amanti del gusto. E’ quello che unisce quattro coraggiosi giovani imprenditori che, in diversi campi dalla ristorazione al beverage, hanno scelto di vivere e produrre a queste latitudini e che la loro passione per il terroir ha portato ad incontrarsi in una cena a quattro mani celebrata presso l’Oste d’Arberia, a due passi dalle pareti rocciose del Raganello, geosito Unesco, una tra le tante meraviglie naturalistiche tra le quali rigenerarsi la mente, il corpo e anche il palato.
Convivialità, comunione, buon cibo
Così seduti attorno al tavolo della convivialità la declinazione del territorio è stata servita agli ospiti di una serata-evento dalle mani di Celestino Mauro, chef di Core Restaurant a Castrovillari, premiato dal Gambero Rosso, a meno di un anno dall’apertura della sua attività gastronomica, tra i dieci talenti della cucina italiana che si sono distinti per la capacità di interpretare al meglio i piatti contribuendo a riscrivere il ricettario futuro, e Gregorio Buccolieri chef de L’Oste d’Arberia che ha saputo per passione avvicinarsi alla cucina e mettersi alla scuola di una delle icone della manualità tradizionale arbereshe come Cristina Nicoletti, dalla quale ha saputo cogliere segreti e identità e radicarsi in un suo stile espressivo in cucina.
Ecco servito il mix giusto per una narrazione gustosa arricchita da vini di un altro visionario del territorio, Giuseppe Calabrese agricoltore di Saracena, che sa esprimere espressività e sfumature uniche ai vitigni autoctoni del Pollino. Senza dimenticare un finale avvolgente e rinfrescante tirato fuori dal cilindro di conoscenza e passione per le botaniche calabresi dal bartneder Paolo Settino, un grande custode di una sapienza speciale che sa narrare nei cocktail del suo avamposto, il Sole Luna di Castrovillari.
La serata proposta ad un pubblico di curiosi, appassionati della buona cucina, di altri ristoratori ed operatori di settore e stampa, ha la preziosità di aver mostrato una squadra vincente di uomini e donne (non dimentichiamo che dietro i quattro protagonisti ci sono le loro mogli, fedele compagna di lavoro e di sperimentazioni) legati insieme ad un’amicizia solida e da una passione sconfinata per le potenzialità del Pollino.
I piatti della serata
Così il baccalà mantecato con erbe aromatiche, spuma di papata Silana e sommacco (elegante e fresco, non invadente e speciale nella sua armonia), i cappellacci ripieni di ceci al sentore di camomilla di campo (delicato e ricco di profumi che in bocca lasciano un buon ricordo), uniti alla guancia di maialino brasato, crema acida di fagioli bianchi e rape (spaziale nella sua gustosa amalgama di sapori, con una carne che si scioglie in bocca e lega la sua piacevolezza alla cremosità di ciò che lo accompagna) sono il timido ed elegante viaggio tra i sapori di una terra meravigliosamente ricca di varietà e presidi alimentari. E poi il finale con la declinazione di arancia, cacao e rosmarino che si accompagna al coctkail AmisTad di Paolo Settino è la degna conclusione di una serata unica, tra amici e buon cibo, come solo il Pollino sa regalare.